Il Pecorino, vitigno a bacca bianca originario delle Marche, è da sempre coltivato tra i Monti Sibillini, porta della sua diffusione anche in Abruzzo.
Diverse sono le ipotesi sull’origine del nome del Pecorino di Collemara. Una leggenda vuole che il nome di questo vitigno derivi dai pastori. Alcuni ritengono ci sia una somiglianza tra la forma del grappolo e la testa della pecora, altri ancora che i dolci acini siano tra i frutti preferiti dalle pecore stesse.
Considerato per parecchio tempo un vitigno di scarso pregio ed impiegato per questo nel taglio, è stato riscoperto grazie a Guido Cocci Grifoni che ha creduto nelle potenzialità del Pecorino, andando controcorrente rispetto ad una produzione enologica ad alte rese basata sulla coltivazione di vitigni internazionali. Oggi viene vinificato anche in purezza.
Ed è in purezza questo Pecorino di Collemara.
La degustazione del Pecorino di Collemara
Alla vista giallo paglierino attraversato da una bellissima luce. Bella consistenza.
Al naso intenso e fine con interessante complessità.
Il bouquet di profumi si apre con sorprendenti note vegetali, con erbe aromatiche, timo limone e maggiorana. Seguono note fruttate. Mela matura e sentori di agrume, una nota fresca di limone. Un richiamo iodato lascia pensare ad una sapidità. Fiori bianchi.
Il vino, al palato è caldo e morbido, acidità decisa in un finale lungo. Buon tasso alcolico. Caratteristiche che sono indizio di un potenziale di invecchiamento. Un bel corpo.
Nella mia testa ho sempre abbinato questo vino, non ridete e non scandalizzatevi, al formaggio pecorino. L’unico modo per definire se un abbinamento è perfetto o meno, mi hanno insegnato i miei maestri, è quello di provarlo. Così ho accompagnato questo vino ad una pasta verdure, cubetti di melanzane e zucchine in parte fritti ed in parte alla piastra ed una spolverata di pecorino romano, non molto stagionato.
La chiusura di un cerchio.