Il “vino di Milano” nasce a San Colombano nell’azienda vitivinicola Nettare dei Santi.
San Colombano al Lambro è un piccolo paese situato su una collina al centro della pianura padana noto proprio per la produzione del vino di Milano.
La storia di questa cantina è una storia di famiglia. La produzione di vino risale alla fine del 1800, quando si vinificava per uso personale o per baratto con altri beni di consumo.
È sul finire degli anni 40 che Franco Riccardi, abbandonata la carriera sportiva che gli ha portato 4 ori nelle gare di spada, trasforma una passione in un’attività imprenditoriale. Da un verso di una poesia di Francesco Redi nasce il nome dell’azienda.
“Io sono il vino che dall’ameno colle del vecchio Mombrione ebbe i natali.
Con l’oro del sol ch’entro mi bolle dei sogni in dolci voli, allargo l’ali.
Mi esaltano i poeti nei lor canti definendomi Nettare dei Santi.”
Oggi è il nipote Gianenrico a portare avanti con determinazione e dinamicità l’attività di famiglia impegnata nella produzione..
Sono stata in visita da lui. Qui di seguito la mia intervista.
Il tuo primo incontro con il vino
Da piccolissimo, mio nonno mi dava il “cicchettino” di vino. Inizialmente mescolato con acqua e poi invece da solo. Non ricordo bene quando ho iniziato a berlo puro, potevo avere sei oppure otto anni e mi piaceva. Mi è piaciuto subito. Anche se mi davano quel goccetto e basta. Ora vedo le mie due figlie. Ad una, la più grande non piace, alla più piccola che ha quattro anni invece si e mi fa piacere. Batterà il mio record.
La sensazione anche non sensoriale del primo assaggio
Sulla sensazione sensoriale proprio non saprei, difficile ricordare. Ricordo però uno stato di euforia, quando bevevo il vino. Qualcosa di insolito, di diverso nello stato d’animo.
Ricordo più emozionante legato al vino
L’emozione qui è ogni giorno. Difficile non emozionarsi quando si lavora con il vino.
Per esempio oggi per me è una giornata emozionante, stiamo facendo il tiraggio della base spumante, quindi un lavoro piacevole. Anche quando sviniamo una vasca e sentiamo i profumi del vino nuovo è un’emozione. Durante l’anno secondo me ci sono tantissime occasioni per emozionarsi.
Un aneddoto legato al vino che ti sta a cuore
Molti miei colleghi mi criticheranno in questo momento, io sono uno spasimante di un nostro prodotto miscelato all’acqua. È una bevanda che volevo quasi quasi mettere in commercio poi vista la mia posizione di viticoltore non me la sono sentita, è il vino verdea frizzante. Miscelato con l’acqua S. Pellegrino da origine ad una bevanda fresca, piacevolmente abbinabile alla pizza. Al posto della solita birra è qualcosa di eccezionale.
Raccontami la tua storia
Dicevo da bambino che da grande avrei fatto il meteorologo, poi essendo figlio di un viticoltore mi è stato facile entrare nel mondo e nella cultura del vino. Un pò sono anche stato obbligato, vivendo proprio adiacente l’azienda. Ero sempre a contatto col lavoro, pian piano mi ci sono appassionato finché ho deciso che il viticoltore doveva essere il mio lavoro. Così ho abbandonato l’idea di studiare la meteorologia. Questa passione è rimasta e mi serve in vigna. Non ci si limita a guardare, ma si va a fondo.
Ho iniziato a studiare come perito agrario, in realtà non mi sembra di essere stato portato per lo studio, quindi meteorologia necessitava di un maggiore impegno. Ora riuscirei a fare qualunque cosa, ma con la testa dei miei 16 anni no.
Ho iniziato l’università a Milano, viticoltura ma non l’ho finita. Mi sono trovato a dover scegliere se entrare subito in azienda o proseguire gli studi. E ho scelto di lavorare. Tornando indietro rifarei la stessa scelta. Entrerei subito in azienda ma continuerei gli studi anche a costo di andare fuori corso. Mi manca la parte dello studio, della scuola, anche se la cultura del vino l’ho fatta sul campo vivendo ogni giorno qui. In vigna ed in cantina.
E così, la scuola ti da molto, ma il mondo del lavoro è anche altro, me ne accorgo dagli stagisti che vengono in cantina da me. Io ho avuto la grande fortuna di essere a contatto, per 20 anni con una persona he ha lavorato nella nostra cantina per 45 anni e mi ha insegnato tanto. Un tecnico che si è fatto da solo, leggendo, studiando e confrontandosi, chiedendo consigli. In azienda ha seguito tutto.
Invece la tua storia senza vino?
Sono un centometrista mancato. Quando studiavo a Codogno avevo intrapreso questa strada, anzi mi avevano obbligato a fare una gara. Mancava la persona che doveva gareggiare agli studenteschi ed hanno mandato me al suo posto. Ho vinto. Da li sono andato a fare gli studentesche del lodigiano ed ho vinto.
Il professore nel Fanfulla mi ha proposto di partecipare ad una gara con i tesserati. L’ho fatta e ho vinto anche quella. La provincia di Lodi mi ha mandato al Golden Gala di Roma e mi sono posizionato al ventunesimo posto, non male su 150.
Giocavo anche a calcio ed ho scelto quello come sport. Mi piaceva di più. Tornassi indietro però tornerei a correre, l’ho ancora dentro! Finite le scuole ho smesso di giocare a calcio ed ho intrapreso il Kitesurf, che è un pò la mia seconda vita. Quando ho un attimo di tempo per andare in vacanza scelgo sempre mete in cui possa praticare questo sport.
Qual è il tuo vitigno preferito e perchè
Il Pinot nero perché da sensazioni particolari. Prima ero affascinato dalla Verdea, vitigno autocnono, molto bello da vedere, da raccogliere. Ma il Pinot Nero ha un’utilità davvero differente. Ci puoi fare qualunque cosa: spumante, rosso fermo o Rosato.
Cos’è il vino per te?
Tutto, il vino è tutto, non solo il vino di Milano. Mi sveglio pensando al vino e vado a dormire bevendo un goccio di vino.
Con quale dei vini sei più in sintonia?
Con le bollicine, le sento più affini alla mia personalità e quando non beve bollicine, bevo rossi frizzanti. Ho bisogno di effervescenza.
Il territorio dei tuoi vini
S Colombano, piccola collina in mezzo alla Pianura Padana, solo 250 ettari vitati, quindi una zona molto piccola, ma una zona con un microclima molto particolare. Produzione delle uve molto semplice ma risultati molto positivi. Sta a noi decidere, scegliere il posto adatto ad ogni vitigno.
Non è una collina molto morbida. In alcune zone abbiamo pendii importanti, siamo riusciti con la tecnologia, con i nuovi trattori a gestirli al meglio. In questa collina ci sono anche degli andamenti climatici diversi, i Fondovalle sono molto freddi adatti alla produzione del Pinot Nero e dello Chardonnay base spumante.
Il nostro problema è la mancanza di pioggia. Piove meno. Anni fa ad agosto si assisteva ad importanti piogge e temporali. Con il problema che non si raggiungevano gradazioni oltre i 13 gradi. Ora non più. Chi compra i vini di questa collina non è abituato a gradazioni alte. Non riusciamo più a fare i vini da 11 e 12 gradi.
Come nasce il Domm?
Nasce negli anni 80. Non mi ricordo esattamente l’anno. Io ho una bottiglia dell’86 però non sono sicuro che sia stata la prima annata. Mio papà non si ricorda più. Noi già facevamo un metodo classico, ma non ricordo quando si è trasformato in Domm.
Domm è stato scelto da mio papà, lui è di Milano. Era l’unico metodo classico prodotto nella provincia di Milano. Ha avuto delle evoluzioni. In un’etichetta abbiamo ripreso il quadro del Viola, pittore milanese, poi l’abbiamo un pò stilizzata, l’ultima è un po’ più moderna.
Più pulita e più allegra. All’inizio un pò contestata, ora piace.
E il Pas Dosè?
L’ho voluto io. Un bella sfida. Non sapevo cosa fare. Avevo la linea del Riccardi Brut oltre al Domm. Ero indeciso tra il fare un rosé o un pas dosé. Non sapevo se chiamarli Domm, ma poi è stata la scelta migliore.
Un piccolo cambio di etichetta per lo spumante più importante della mia produzione dedicato a mio padre.
Con quale produttore di vino usciresti a cena e perchè
Con Joseph Reitere. Sono stato nella sua cantina, ho assaggiato 22 spumanti, me li ha presentati tutti lui. Dopo mio padre lui è una persona con cui uscirei a cena.
Se i tuoi vini fossero delle canzoni?
Vita spericolata di Vasco Rossi
Tra palco e realtà di Ligabue
Se fossero dei film
Franco Riccardi si può sorseggiare guardano qualsiasi film.
Delle etichette personalizzate qual è la più particolare?
Al di là della personalizzazione è Eva. Per come è nata. Eva è una delle mie figlie, era la festa del papà ed eravamo insieme, lei stava imparando a scrivere il suo nome, stavamo dipingendo una maglietta.
Era il suo primo anno di asilo e non riusciva bene a scrivere. L’ho aiutata e l’abbiamo scritto insieme. Continuavo a guardare la maglietta, che ho tenuto per del tempo in ufficio e continuavo a pensare.
Una sera ho bevuto un rosé fermo di Frescobaldi, l’Alie. Vuoi che ne abbia bevuto parecchio… mi ha molto entusiasmato quel vino e si è fatta spazio nella mia mente l’idea di produrre un rosato. Avevo la potenzialità per farlo ed abbiamo iniziato a studiarlo. La prima prova è stata fatta con lo Syrah, ma non mi ha convinto, è stato un buco nell’acqua. Siamo passati al Pinot Nero, vitigno internazionale, unito all’uva rara, vitigno autoctono. Risultato eccezionale.
Visto il colore del vino l’etichetta non poteva che essere il disegno di mia figlia.
Azienda Agricola NETTARE DEI SANTI di Gianenrico Riccardi
Via della Capra, 17 – 20078 San Colombano Al Lambro (MI)
Tel: +39 0371 200523