Un angolo d’Italia che non avevo ancora visitato, una coltivazione della vite storica, ma sconosciuta ai più, scenografica, imponente e magica ed un custode di tutte questo: Simone Cecchetto di Ca’ di Rajo a San Polo di Piave, produttore di vini veneti.
Passione ed empatia. Con questo, insieme ai fratelli Alessio e Fabio è alla guida dell’azienda. Ringrazio Simone e la sua famiglia per l’ospitalità impeccabile. Un week end davvero indimenticabile alla scoperta delle ricchezze di un territorio e della meravigliosa Bellussera.
Il tuo primo incontro con il vino veneto
Il mio primo incontro con il vino ha tutta la tenerezza e la spontaneità di chi, come me, ha avuto la fortuna di nascere in campagna. Già da piccolissimo vivevo la coltivazione della vite accompagnando mio nonno e mio padre in vigneto.
Ho dei ricordi bellissimi di quando avevo cinque anni e trascorrevo le giornate con loro in mezzo alla natura. È un’emozione che cerco di trasmettere anche ai miei tre figli.
La sensazione anche non sensoriale del primo assaggio
Se penso al primo vero “assaggio” mi viene da sorridere: il mio nonno materno mi ha fatto assaggiare un piccolo goccio di vino da bambino e devo dire che allora mai avrei detto che il vino sarebbe diventato la mia vita.
La prima degustazione vera invece risale alla Scuola Enologica di Conegliano e quindi ai miei studi. Un passo importante che mi ha permesso di formarmi e apprezzare tutto il lavoro che sta dietro a ciò che troviamo nel calice.
Cos’è il vino per te?
È la mia vita, lo è stato da sempre. La mia è una famiglia di mezzadri e io, creando il brand Ca’ di Rajo quando avevo meno di 20 anni, ho realizzato il sogno di mio nonno. Il vino è una delle cose di cui vado più orgoglioso insieme ai miei figli e la mia famiglia.
Il ricordo più emozionante legato al vino
Sicuramente la prima vendemmia di Ca’ di Rajo, avvenuta nel 2005. Per me è stato come stringere per la prima volta tra le braccia un figlio. Mi tremavano le mani.
Non era certo la prima volta che raccoglievo l’uva ma quella era la realizzazione di un sogno e l’inizio di un’azienda che oggi esporta in oltre 50 Paesi. Avevo solo 19 anni.
Un aneddoto legato al vino che ti sta a cuore?
Ce ne sono tanti ma appunto la prima vendemmia di Ca’ di Rajo è stata un qualcosa di unico
Raccontami la tua storia
Sono nato nel 1985, primo di tre figli in una famiglia che ha legato a doppio filo la sua storia con quella della coltivazione della vite.
Da mio nonno Marino, classe 1931, ho imparato l’amore per la terra. La mia famiglia ha vissuto la mezzadria con il sogno di riscattarsi e di poter avere una propria cantina. Conclusi i miei studi alla scuola Enologica di Conegliano, la più antica d’Italia, ho fondato Ca’ di Rajo insieme ai miei genitori. Oggi a guidare questa realtà siamo io e i miei fratelli Alessio e Fabio. Sguardi giovani con radici ancorate nel rispetto della tradizione e nella valorizzazione dei vitigni autoctoni.
Ora raccontami la tua storia senza vini veneti
La mia storia senza il vino è legata alla mia bellissima famiglia. Io e mia moglie Susanna abbiamo tre figli, l’ultima ha 2 anni e mezzo.
Sicuramente lavorare a contatto con la natura mi permette di trasmettere ai miei figli quelli che sono stati i miei valori. Da imprenditore però devo ammettere che il vino mi toglie anche del tempo da dedicare a loro, non mi basta mai.
Il territorio dei tuoi vini, come lo descrivi?
Il mio territorio è un angolo di Veneto che incarna la genuinità della gente di campagna.
E i tuoi vini invece?
Tra i vini veneti il Raboso ha il carattere tenace di chi ha avuto la forza di riscattarsi, la Glera racconta l’imprenditorialità delle nuove e vecchie generazioni. Un territorio che offre scorci magici e che va preservato per la sua bellezza e autenticità.
La bellissima Bellussera.. davvero un gioiello da preservare
Amo definirla una cattedrale verde. Si tratta di un esempio di architettura del paesaggio che ha disegnato il profilo del mio territorio da sempre. Preservare la Bellussera per me e la mia famiglia è molto di più di una filosofia.
Raccontami i tuoi vini veneti
Ca’ di Rajo produce alcune delle eccellenze del territorio: il Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG e il Prosecco DOC ma anche il Raboso Piave e il Malanotte DOCG. A questi si aggiungono altre chicche del territorio come il Manzoni Bianco e Rosa e la Marzemina Bianca, conosciuta un tempo come “Sampagna”.
Oggi interpretiamo con la stessa attenzione alla qualità anche la novità del nostro territorio: Il Prosecco Doc Treviso Rosé. A completare la nostra gamma prodotti vi sono poi Marinò, un blend di Merlot, Raboso e Cabernet Sauvignon e la nostra nuova linea di fermi, sia bianchi che rossi.
Qualche anno fa è nata invece la linea Epsilon, pensata per i più giovani e da bere anche on the rocks. Tra le Docg che abbiamo il piacere di avere vi è anche il Torchiato di Fregona, una vera gemma.
Raccontami i nomi particolari di alcuni tuoi vini
Il Sangue del Diavolo Raboso del Piave Doc e il Notti di Luna Piena Raboso del Piave Docg Malanotte di Ca’ di Rajo sono un tributo alla leggenda secondo cui, nelle notti di luna piena, il diavolo scende sul paesino di Rai di San Polo di Piave – dove ha sede la cantina – poggiando un piede sulla torre e l’altro sul campanile della Chiesetta del Carmine, risalente al 1300. All’interno della tenuta si trovano anche i resti della torre di Rai, su una collinetta, immersa tra alberi centenari e circondata da campi coltivati. Iconema invece è il nome del nostro Tai Doc Piave che nasce da viti a Bellussera di 100 anni. Gli Iconemi sono le memorie storiche di un territorio e non potevamo che scegliere questa definizione per un vino che nasce da veri e propri monumenti.
Nina invece è il Manzoni Bianco dedicato a mia nonna Palmira, chiamata affettuosamente così. Mentre Marinò è l’omaggio a nonno Marino, fondatore dell’azienda e ancora anima attiva della nostra realtà. Lemoss, il nostro glera con il fondo, nasce dal termine dialettale per dire “mosso”. Un vino che racconta la storia della nostra viticoltura e che ha un incredibile successo in tutto il mondo.
Qual è tra i vini che produci quello con cui ti senti più in sintonia.
Sicuramente il Raboso Piave per il suo carattere forte e riconoscibile.
Quale quello che senti più difficile.
Il Raboso, una varietà di vini rossi complessa che germoglia presto e matura tardi e che merita attenzioni particolari come l’appassimento e l’affinamento in legno per potersi esprimere al meglio
Vini MODERNI in un contesto STORICO – quale significato assume per te questa presentazione
I nostri vini sono pensati per un consumatore moderno che ricerca innanzitutto piacevolezza e freschezza però nascono in un contesto storico dove ci sono vigne di oltre 60 anni, fino a 100 anni, e in un borgo medievale con una chiesa del 1300 e una torre antica. Il nostro essere giovani ci permette di coniugare al meglio queste anime – quella moderna e quella storica – che sono parte di noi.
Una parola nel mondo del vino che ti rappresenta
Può essere che “Tannino” sia la parola più adatta, un pò la sintesi del mio carattere.
Con quale produttore di vino usciresti a cena e perché?
Ne sceglierei almeno due che hanno fatto e stanno facendo la storia della nostra enologia. Angelo Gaja che considero il punto di riferimento più alto per un imprenditore del nostro settore e la famiglia Lunelli per aver reso le sue etichette un simbolo di italianità in tutto il mondo.
Se i tuoi vini veneti fossero delle canzoni?
Sceglierei gli U2. Un gruppo storico che riesce a farsi apprezzare anche dalle nuove generazioni. Artisti che riescono a raccontare brillantemente il mondo che li circonda usando parole che sono nello stesso tempo immagini e musiche che riescono a piacere a generazioni diverse tra loro.
Se fossero delle scene di un film?
Sceglierei l’inizio. Siamo una realtà giovane e siamo sempre proiettati a guardare avanti.
Se fossero delle opere d’arte?
Sulle opere d’arte non ho dubbi: scelgo quelle degli artisti che ogni anno animano la nostra azienda per creare e ideare opere a tema in eventi creati da mia mamma, artista di casa e amante della pittura.