6 vitigni che forse non conosci. Oggi ti parlo di alcuni vitigni autoctoni rari e poco conosciuti con una produttività limitata.
Pampanuto. È un vitigno a bacca bianca che viene coltivato in Puglia. È diffuso soprattutto tra i comuni di Corato, Ruvo di Puglia e Minervino in provincia di Bari. Questo vitigno è stato scoperto nell’800. Le prime notizie risalgono a una scheda redatta dal Prof. Frojo nel 1875. Studi più recenti hanno considerato il Pampanuto come un’espressione del Verdeca.
Gli studi sono stati effettuati dell’Università di Bari che ha effettuato un incrocio multidisciplinare che ha avuto poi conferma dalle analisi del DNA. Attualmente il Pampanuto e il Verdeca sono ancora iscritti separatamente nel registro nazionale delle varietà. Il Pampanuto è stato perlopiù utilizzato per il taglio, in modo particolare con il Bombino Bianco.
Il Pampanuto si presenta con foglie dalle dimensioni medie, anche i grappoli sono medi con forme piramidali o coniche. Densità media, acini giallo-verdi medi, rotondi e ricchi di pruina. Il Pampanuto si distingue per vigoria e produttività. Resiste molto bene alle principali avversità climatiche.
- Abrostine. È un tipo di vitis vinifera. “Nome di una specie di vite, nota anche come labrusca e lambrusca (lat. scient. Vitis labrusca), introdotta dall’America in Europa, dov’è ancora coltivata per alcune sue varietà, come il vitigno isabella detto in Italia uva americana o uva fragola. Anticam. era chiamata così la vite selvatica “cit. Treccani. Il termine abrostine si usava in Toscana, nei secoli passati per indicare il vino fatto con uva selvatica. L’Abrostine è un vitigno di vigoria media di buona produzione. Germoglia la prima o seconda decade di aprile. L’invaiatura avviene nella prima o seconda decade di agosto. Il grappolo è medio piccolo con una forma piramidale, alato, tendente allo spargolo. L’acino è piccolo, rotondo, con la buccia spessa di colore blu scuro. Staderini, in Toscana, ha prodotto un vino grazie a questo vitigno.
- Dorona. È un vitigno a bacca bianca con colore dorato (da questo deriva il suo nome) e una buccia molto resistente. Nel 1800 veniva coltivata in tutto il Veneto. Più recentemente sono state trovate coltivazioni di Dorona sui Colli Euganei, in alcune isole della laguna veneta e sui Colli Berici. I grappoli sono spargoli e gli acini tondi e grandi. È un uva molto dolce e in passato veniva utilizzata perlopiù come uva da tavola. Produce in maniera costante e abbondante. Interessante interpretazione della Dorona: Venissa.
- Mangiaguerra. Pericoloso per il clero, ma ideale per incitare la lussuria nelle cortigiane: così, nel Cinquecento, Sante Lancerio, bottigliere di Papa Paolo III e attento conoscitore di vini, in una lettera al cardinale Guido Ascanio Sforza, definisce il Mangiaguerra. Si tratta di un vitigno antichissimo, per lungo tempo accantonato e oggi riscoperto. Si trova in Campania. Ha una produzione costante, buona resistenza alle malattie. L’acino è grande, sferico con buccia pruinosa e spessa di colore rosso-nero.
- Zucchero e Cannella. Si trova in Calabria. È un vitigno molto antico, coltivato ormai in pochissimi esemplari e si trova in promiscuità con altri vitigni. È chiamato in questo modo per la sua capacità di originare mosti colorati e altamente zuccherini. È conosciuto anche con il nome di Castiglione. Ha un grappolo rosso medio-grande e lungo di forma conica. L’acino è di dimensione media ellissoidale. La buccia è resistente e di medio spessore coperta di pruina. Tollera bene le malattie, viene vinificato in assemblaggio con altri vitigni.
- Terlaner Bianco. Weiss Terlaner. Vitigno ormai rarissimo. Ne esistono pochi filari in Alto Adige. Si tratta di un vitigno a bacca bianca, coltivato per molto tempo tra Bolzano e Merano, precisamente nella piana di Terlano. Dagli studi sembra avere somiglianze con la Garganega. Veniva quasi sempre vinificato in assemblaggio. Il suo impiego è andato via via scomparendo perché la pianta non è ermafrodita e quindi necessita di un maschio che fecondi le femmine e permetta agli acini di crescere in maniera corretta. Questo vitigno ha però regalato in passato, quando era più diffuso, alcuni grandi vini bianchi di terlano. Grazie a Sebastian Stocker, maestro cantiniere (Kellermeister). Vini di grande finezza, verticali, capaci di sfidare il tempo. Stocker, aiutato dal figlio ne ha conservato alcuni filari nel suo maso e ha sempre continuato a vinificarlo in una manciata di bottiglie (rarissime). Oggi proprio il figlio porta avanti questa missione di conservazione e continua a produrre poche bottiglie destinate a una cerchia ristretta di amici e clienti storici. Cit. Enrico Cusinato.