Un vitigno tipicamente ligure, ma molto diffuso anche in Toscana, quali sono le sue caratteristiche?
L’Albarola è un vitigno a bacca bianca caratterizzato da una foglia medio piccola ed un grappolo medio piccolo di forma conica, spesso con due o tre ali. Gli acini sono medio piccoli di forma ellittica, con buccia sottile ma resistente, spesso ricca di pruina e di colore giallo verde o giallo biancastro. Ha una produzione abbondante e costante. Si adatta a diversi metodi di allevamento, il più utilizzato risulta essere la controspallina. Soffre in modo particolare sia la peronospora che l’oidio, motivo per cui viene coltivato su aree ben ventilate che possano asciugare le muffe.
È diffuso in Liguria, in particolare modo nella zona delle Cinque Terre ed in Toscana dove predilige zone ben esposte e con buona ventilazione ed un clima fresco. Le due regioni si contendono l’autoctonicità del vitigno. La sua diffusione è maggiore in Liguria ed i test sul DNA evidenziano similitudini con la Bianchetta Genovese, pertanto si attribuisce come origine più alla Liguria.
In passato l’Albarola veniva chiamata Calcatella per via degli acini piccoli e serrati che caratterizzavano i grappoli.
Il vitigno Albarola e il suo vino
L’Albarola è un uva considerata anonima. Da questi grappoli solitamente derivano vini chiari, scarichi nel colore e con riflessi verdolini, dai profumi poco intensi e complessi, caratterizzati soprattutto da note vegetali. Poco intensi e complessi anche in bocca hanno poca predisposizione all’invecchiamento. Questo vitigno viene impiegato soprattutto in assemblaggio per la sua capacità di apportare struttura e tasso alcolico, raramente viene vinificato in purezza.
Esistono però dei produttori che in questo vitigno hanno molto creduto. Un vino da Albarola in purezza che vi consiglio di provare è Campo Grande dell’azienda I Cerri. Un’espressione non scontata e assolutamente interessante. Colore carico e caldo, naso e bocca intensi e complessi.