I distillati hanno una storia lunga ed interessante che li vede, in alcuni momenti, impiegati come medicinali.
Già intorno all’anno 1000 infatti, gli strumenti medici si mescolavano con quelli per la distillazione, già conosciuta. Rudimentali alambicchi davano alla luce un alcool di vino abbastanza impuro, ma con proprietà benefiche sulle zone del corpo da disinfettare.
La storia presenta tracce di un uso “interno”, in Francia ma anche in Italia, con tanto di introduzione di divieto di produzione e distruzione degli alambicchi (1288).
Forse l’uso non era per soli scopi curativi?
L’uso dei distillati come rimedi medicinali
È col diffondersi della peste, nel XIV secolo, che molti medici iniziano a suggerire bevande alcoliche, per trovare sollievo e destinare i dolori all’oblio: una soluzione temporanea per sfuggire alla sofferenza. Personaggio importante e centrale in questo periodo storico, Caterina de’ Medici, nei suoi Experimenti, suggerisce un’acqua perfetta per eliminare peste e vermi.
Da questo momento, il distillato, inizia ad essere “prescritto” per raffreddore, influenza, bronchiti o come sonnifero. Ma è all’inizio del 1900 che il distillato francese, puro e concentrato, fa la sua comparsa nelle farmacie corredato di informazioni, indice di purezza e titolo alcolometrico, tra i 44 e i 48 gradi. Viene consigliato per infarto, ipotermie o semplicemente per migliorare la circolazione sanguigna.
L’arrivo dei distillati in farmacia
Il distillato, specialmente in Francia, iniziò a comparire nelle farmacie a partire dall’inizio del 1900. Questi prodotti erano accompagnati da dettagliate informazioni, inclusi il livello di purezza e il titolo alcolometrico, che variava tra i 44 e i 48 gradi. Venivano consigliati per trattare diverse condizioni, tra cui infarto, ipotermia e problemi di circolazione sanguigna.
Uno dei testi più importanti a riguardo è quello redatto da Robert Delamain che oltre a descrivere ogni fase della distillazione, elenca le proprietà terapeutiche contro tifo, tubercolosi e malattie del sistema respiratorio.
Latte e cognac, il rimedio della nonna: un’abitudine ancora oggi presente nelle famiglie.
Una prima cura per la bronchite è il latte e Cognac della nonna. Ne avete mai sentito parlare? Mia nonna me lo preparava caldo e me lo porgeva in una grande tazza prima che andassi a dormire. Il latte caldo unito a un goccio di Cognac veniva considerato un vero e proprio toccasana per i malanni invernali, oltre a favorire il sonno.
Nonostante oggi la scienza ci offra cure più moderne ed efficaci per le malattie respiratorie, l’abitudine di ricorrere a latte e Cognac persiste in molte famiglie, rievocando ricordi di infanzia e momenti di cura familiare. La tradizione, infatti, non si è persa del tutto: chi non ha mai sentito raccontare da un parente di come “la nonna preparava latte e Cognac per la bronchite”? Anche se non ci sono prove scientifiche che ne confermino l’efficacia, il valore simbolico e affettivo di questo rimedio rimane intatto.
Io non vi so dire con precisione se la mia passione per il Cognac è in qualche modo legata a questo ricordo, mi piace però pensare di si.
Anche nella vostra infanzia c’è stato il rito del “latte e Cognac”?