Un vitigno esigente, la cui origine è contesa tra diverse regioni.
Il vitigno Dolcetto si caratterizza per foglie medio-piccole, pentalobate e pentagonali, rosse vicino al picciolo. La pagina superiore delle foglie è glabra, liscia e verde scura con sfumature rosse in prossimità degli orli. I grappoli sono di forma allungata, piramidale e alata con acini di grandezza media, sferici. Spesso ricoperti di pruina, hanno un tono bluastro scuro e sono sottili.
È un vitigno dalla produttività incostante e dalla vigoria da modesta a media. Matura nella seconda metà di settembre.
È un vitigno esigente. Richiede un terreno calcareo marnoso profondo e ben drenato, un clima mite con buona esposizione e ventilazione.
Le origini del Dolcetto
Il nome potrebbe derivare dalla dolcezza dell’uva matura, oppure dall’espressione piemontese con la quale si indicano i dossi o le colline (dosset).
Ha un origine contesa tra il Monferrato, Piemonte, da cui prende anche il nome Munferrà e la Liguria dove è più conosciuto come Ormeasco.Sembra che la coltivazione del Dolcetto risalga al Medioevo con la produzione del vino a Dogliani. La prima menzione del Dolcetto appare invece proprio a Dogliani nel 1593.
Il Dolcetto viene impiegato per il taglio con altri vini ai quali apporta morbidezza e colore. Considerato fin dal passato come un ottimo vino da pasto, viene spesso vinificato in purezza. In genere, anche se le caratteristiche variano nelle zone di produzione, il dolcetto da origine a vini rosso rubino, con profumo intenso fruttato e floreale, fresco, leggermente tannico con discreta morbidezza e struttura ed una buona persistenza fruttata.
Generalmente non si presta a lunghi invecchiamenti. L’elevata concentrazione di sostanze coloranti presenti nella buccia non lo rende adatto alle vinificazioni in bianco, mentre la tendenza del rachide ad appassire precocemente non lo rende adatto alla produzione di vini novelli da macerazione carbonica.