È stata molto interessante la mia visita in Franciacorta all’azienda Barone Pizzini, realtà molto prestigiosa gestita in regime biologico dalla quale nascono vini che negli ultimi anni hanno ricevuto numerosi riconoscimenti.
Per scoprire l’azienda Barone Pizzini, prima dobbiamo parlare della Franciacorta: 3000 ettari vitati in quest’area della Lombardia, all’inizio della Prealpi, vicino al Lago D’Iseo. Esattamente tra Lago d’Iseo e il Montorfano, tra Brescia e Bergamo e a metà strada tra Verona e Milano.
Un’area abbastanza estesa ma con parecchie differenze tra le microzone. Il clima non fa differenza, cambia in continuazione condizionando le uve, si passa da un clima più continentale ad uno più mediterraneo. Differenze di terreno e di clima che si ritrovano nello Spumante.
Barone Pizzini si trova a Provaglio d’Iseo, a nord della Franciacorta, sull’anello morenico sottile e profondo. Sono 54 ettari gli ettari da cui trae le uve tra proprietà e affitto per 29 vigne dislocate in diverse zone della Franciacorta ad un’altitudine di 200/350 m.s.l.m. Sono tre i conferitori di uve che lavorano in regime biologico.
La produzione annuale è di 300000 bottiglie.
Barone Pizzini è una famiglia di origine asburgica, arrivata in Franciacorta verso la fine del ‘700 con un matrimonio. Di una storia molto lunga segnalo alcuni passaggi importanti, se pur recenti:
Nel 1967 Giulio Pizzini Piomarta è tra gli 11 imprenditori che istituiscono la DOCG Franciacorta e nel 1971 nasce la prima bottiglia a nome Barone Pizzini.
La visita parte dal vigneto definito “didattico” in cui è possibile vedere i filari dei vitigni ammessi dal disciplinare, ma soprattutto è possibile vedere da vicino gli effetti del biologico e della biodiversità. Tra i filari infatti crescono tante e diverse erbe e fiori che aiuteranno la vite a nutrirsi.
L’azienda Barone Pizzini è biologica dal 1998, la prima azienda in Franciacorta ad interessarsi a questo regime. Dal 2001 l’azienda è certificata.
È doveroso sottolineare che la scelta del biologico non è stata per moda, all’epoca in pochi si convertivano. È stata una scelta convinta. Da Barone Pizzini si è sempre considerato il sistema biologico un mezzo per ottenere vini migliori che esprimessero il territorio e che fossero unici ed irriproducibili altrove. In barba a tutti i consigli, il primo Franciacorta biologico nasce nel 2002.
Le viti crescono su un suolo prevalentemente morenico, derivante da un ghiacciaio che si è ritirato rilasciando molti detriti. Si tratta di un suolo sciolto, estremamente povero con granito e ciottoli rotondi consumati durante l’erosione. La vite riporta molto bene nel vino le caratteristiche di questo terreno. I terreni godono del nutrimento generato dai sovesci, ma non vengono nutriti troppo per permettere alla vite di esprimersi al meglio e di difendersi.
L’attenzione in vigna è sempre molto alta. Si presta molta cura alla chioma, alla quantità di foglie da lasciare. Nelle stagioni calde e molto soleggiate, si lasciano più foglie per permettere ai grappoli di avere più ombra e di ritardare la maturazione, nelle stagioni con poche ore di sole si tengono invece meno foglie.
Da Barone Pizzini non esistono protocolli da seguire, ogni stagione è a sé e qui hanno imparato molto bene a seguire i ritmi naturali in un’interpretazione giornaliera del tempo.
Nel 2007 l’azienda investe in una nuova e performante cantina. Progettata dall’architetto Gasparotti è interrata per 2/3, in legno e pietra, adotta strategie e soluzioni bioclimatiche, pannelli fotovoltaici, un sistema naturale di raffreddamento, riciclo e fitodepurazione delle acque. Al piano terra la sala degustazione e vendita, al primo piano scendendo sotto terra, area imbottigliamento e vinificazione ed infine scendendo barriques e area di stoccaggio.
È stata una delle prime aziende in Italia ad aderire al progetto Itaca, per cui misura l’incidenza ambientale del proprio processo produttivo.
La degustazione
Franciacorta Golf 1927. Chardonnay 95% e Pinot Nero 5% provenienti da 26 vigneti con terreno permeabile tra Provaglio d’iseo, Passirano, Corte Francia e Adro. .
Pressatura soffice delle uve fermentazione in acciaio termocondizionato.
La maturazione di questo Metodo Classico avviene in vasche di acciaio per 6 mesi e l’affinamento dura da un minimo di 20 ad un massimo di 30 mesi sui lieviti. Il residuo zuccherino è di 5,2 g/l. Si tratta di una cuvée ed è dedicata al Barone Edoardo che nel 1927, tra i primi in Italia, fondò in Franciacorta un impianto per il gioco del golf.
Giallo paglierino con riflessi verdolini ha un perlage fine, numeroso e continuo.
Al naso oltre alla crosta di pane compaiono note particolarmente floreali, gelsomino, osmantus e fruttate, agrumi in particolare il limone.
Grande freschezza all’assaggio, grande sapidità. Un vino sicuramente fine ed elegante.
La freschezza è molto ricercata in tutti i vini di questa azienda e con il basso dosaggio è un pò il filo conduttore.
Franciacorta saten Edizione 2016, si chiamano Edizione i millesimati, per sottolineare l’irripetibilità di ogni singola annata. Chardonnay in purezza proveniente dalle parcelle migliori, pressatura soffice e fermentazione in acciaio termocondizionato. Maturazione in vasche di acciaio e barriques per 6 mesi. L’affinamento dura da un minimo di 30 ad un massimo di 40 mesi sui lieviti.
Il residuo zuccherino è di 5,1 g/l. Il 2016 è stata un’ottima annata, a maggio e giugno le temperature sono state basse con notevoli escursioni termiche. Nonostante la peronospera la vendemmia è stata interessante al pari di annate come la 2011 o la 2006.
Giallo paglierino si anima di bollicine fini e persistenti. Al naso agrumato con note di limone e cedro e minerali, interessante la nota di vaniglia. All’assaggio una vibrante acidità è la nota distintiva di questo vino elegante e versatile, raffinato e verticale.
Franciacorta Naturae Edizione, Pas Dosè, Millesimato 2016, Chardonnay 60% e pinot nero 40%, provenienti da 4-5 vigneti. Uno di questi in quota, Pian delle Viti, altipiano al di fuori della zona morenica della Franciacorta. Terreno con lingue selcifere e calcaree, abbastanza rare. Pressatura soffice e fermentazione in acciaio. Maturazione 6 mesi in vasche di acciaio e barriques. Segue un affinamento di minimo 30 e massimo 40 mesi sui lieviti. Il residuo zuccherino è di 1,4 g/l.
Alla vista giallo paglierino con un perlage fine e persistente. Si potrebbe definire, se non fosse uno spumante, dotato di consistenza. Al naso intenso e complesso, pietra focaia e nota speziata, poi note foreali e fruttate. Grande acidità e sapidità.
Franciacorta Rosè Edizione 2016, Pinot nero per l’80% e Chardonnay per il 20%.
Pressatura soffice e macerazione a freddo degli acini integri, fermentazione in vasca di acciaio. Maturazione 6 mesi tra acciaio e barrique. Affinamento minimo 30 massimo 40 mesi sui lieviti.
Residuo zuccherino 3,8 g/l.
Un’annata difficile la 2016 perché la peronospera ha distrutto gran parte del raccolto. Una difficoltà che si è andata ad aggiungere alle difficoltà di lavorazione per ottenere il rosato.
Questa estrazione del colore richiede un’attenzione maggiore, verso gli acini che devono essere interi, verso la macerazione che avviene sotto i 10 gradi per non innescare la fermentazione.
Il rosato si ottiene da percentuali molto basse di Pinot Nero perfetto.
Nelle annate più fredde il colore è più scarico, nelle annate più calde, il colore è più intenso.
Sui rosati è difficilissimo mantenere lo stesso colore negli anni.
In un rosa buccia di cipolla ed una bollicina fine emergono note di frutti rossi, ciliegia e sottobosco importanti poi lampone, prugna, note floreali con rosa e minerali . All’assaggio intenso, complesso, cremoso, bella acidità e persistenza.
Tesi Due, un capitolo a parte. Chardonnay 33%, Pinot Nero 33% ed Erbamat 34%.
Erbamat è un antico vitigno della Franciacorta. Ne parlava già nel 1564 l’agronomo bresciano Agostino Gallo.
In un lavoro pubblicato nel 97 ne vengono identificate 18 varietà.
L’Erbamat è un vitigno difficile. Si ammala facilmente, è molto soggetto alla peronospera, produce poco, non è di gusto, matura tardi e con poco zucchero. Ha tutti i difetti, motivo per cui nel corso del tempo è stato messo da parte.
Vendemmiato ad ottobre ha però molta acidità, ha pochi polifenoli ed in più non è aromatico. Tre caratteristiche che lo rendono interessante per la spumantizzazione.
E tre sono le tesi, cioè le prove che Barone Pizzini ha dedicato a questo vitigno, preso in considerazione per via del cambiamento climatico. Ogni tesi è un pezzo unico, con un assemblaggio che non verrà più ripetuto. L’Erbamat può essere una risposta al cambiamento climatico? Non lo sappiamo. Dopo 10 anni di studi abbiamo tante informazioni agronomiche. Richiede terreni poverissimi e diradamenti perchè vigoroso, ma al momento non conosciamo come questo vitigno interagisce in bottiglia con gli altri impiegati in Franciacorta per la spumantizzazione e non sappiamo come sarà alla stappatura della bottiglia tra qualche anno.
La sua grande acidità lascia sperare. La pazienza, la capacità di attesa è una caratteristica indispensabile per chi produce spumante.
L’immagine in etichetta riporta tre sfere che fanno riferimento agli studi di ottica di Leonardo da Vinci, Tre sfere, tre tesi.
Nella tesi 2 l’affinamento è di 48 mesi. Bollicina fine, al naso invitante, note fresche di biancospino, limone, agrumi, fieno, fiori di campo, una nota pepata e balsamica sul finale.
All’assaggio teso e con una persistenza dissetante.
Interessante, sorprendente, vibrante ed elegante.
Attualmente l’erbamat è ammesso con una percentuale fino al 10% e stanno selezionando 3 cloni.
Bagnadore 2011, Riserva. Nasce come celebrazione della famiglia, detta i bagnadore, dal nome del torrente che scorre accanto alla dimora quattrocentesca di Marone, sul lago d’Iseo.”
Solo 20.000 le bottiglie prodotte.
Chardonnay 60% e Pinot Nero 40%, provenienti da un unico vigneto, il Roccolo, con viti di oltre vent’anni, vicine ad un bosco che svolge l’importante compito di mitigare il clima. L’escursione termica è notevole.
Primavera calda con precoce maturazione delle uve. Vendemmia separata delle uve, vinificate 8 mesi in barrique e 8 mesi in vasche inox, dove maturano prima di essere assemblate. oltre 70 mesi di affinamento, non dosato.
Colore giallo paglierino intenso e caldo, al naso molto fine con note di agrumi, mela, pepe, minerali e erbe aromatiche. Le note di autolisi, di crosta di pane non sono invadenti e lasciano spazio al bouquet molto interessante. All’assaggio fresco, ma profondo, con struttura e grande persistenza.