Spumante Franciacorta: nasce in una regione situata all’estremo confine settentrionale della Pianura Padana, tra le Prealpi ed il Lago d’Iseo.
La Franciacorta, zona particolarmente vocata alla produzione di vini è diventata famosa per le ormai celeberrime “bollicine” del suo famoso spumante.
Si trova sull’anfiteatro morenico formatosi all’epoca della Seconda e Terziaria glaciazione per effetto di un grande ghiacciaio che, dalla Val Camonica, si divise in due rami subito dopo la conca del lago: uno piccolo a oriente e uno molto più grande e più importante a occidente.
In un primo momento l’espansione del ghiacciaio ha portato alla formazione del primo arco morenico, tranne il massiccio del Montorfano che ha origine dal sollevamento del fondale marino a causa dei movimenti tettonici.
La presenza del ghiacciaio ha portato alla formazione della cerchia più alta, mentre il suo ritiro ha comportato il rilascio di materiale morenico.
In questa fase si sono formati terreni molto diversi, ricchi in limo e sabbia, con poca argilla, molte pietre e molta permeabilità.
All’inizio del 1900 i primi studi sul terreno e sulle viti coltivate in quest’area, hanno portato a definire questa regione “anfiteatro Morenico Sebino”.
Nel 1992 è stata fatto un ampio studio di zonazione che ha portato a conoscere le piccole differenze tra le zone vitate. I suoli sono stati così suddivisi:
- Suoli con depositi fini: franco-limosi o franco-limosi argillosi, reazione subalcalina che danno grande produttività. Si traduce nel calice in un vino floreale, con pochi sentori vegetali e speziati.
- Fluvio glaciale: suoli con un substrato ghiaioso-sabbioso e buon drenaggio. Elevata produttività. Si traduce in un vino con note fruttate, poco floreali.
- Colluvi distali: tessitura franco-argillosa o franco-limosa-argillosa in profondità, reazione da neutra a subalcalina, drenaggio mediocre. Potenziale vegetativo importante per note più complesse.
- Morenico Profondo: scheletro da comune ad abbondante, tessitura franca o franco-sabbiosa in superficie, franca o franca-argillosa in profondità reazione subacida, drenaggio buono. Note fruttate, speziate e poco floreali.
- Colluvi gradonati: scheletro da scarso a frequente, tessitura franco-argillosa in superficie, argillosa o franco-argillosa in profondità, reazione subalcalina, drenaggio buono. Note speziate vegetali e poco floreali
- Morenico sottile: substrato sabbioso-limoso con ghiaie e ciottoli, scheletro da frequente ad abbondante, tessitura franco-sabbiosa o franca, reazione subalcalina o alcalina, drenaggio moderatamente rapido stress idrico durante la stagione estiva. Precocità di maturazione. Note speziate e vegetali poco floreali.
Dal punto di vista climatico, pur risentendo di un clima continentale, la presenza mitigatrice del lago rende il clima più mediterraneo.
L’estate grazie alla presenza di correnti di aria fresca dalla Valle Camonica non sono afose e gli inverni non sono gelidi. Il lago infatti accumula calore scaldando l’aria fredda.
Il termine Franciacorta deriva da Corte Franca. I monaci che arrivavano da Cluny riuscirono ad ottenere l’esenzione dei dazi.
La Franciacorta è DOC DAL 67 e DOCG DAL 95.
Le uve previste dal disciplinare sono: Chardonnay e/o Pinot nero o alla francese Pinot Noir, èd permesso l’uso del Pinot Bianco fino ad un massimo del 50%, l’Erbamat invece è consentito nella misura massima del 10%.
La terra dello spumante Franciacorta nella storia
Dai documenti storici sappiamo che questa era una zona di produzione di vino fin dai tempi dei Longobardi, a Brescia il monastero di Santa Giulia era un monastero molto importante. Dei suoi distaccamenti che producevano vino, il più importante e più attivo era in Cortefranca.
Un altro documento molto importante è il testo di Agostino Gallo del 1565 Le venti giornate dell’agricoltura e dei piaceri della villa, che documenta come in Franciacorta ci fosse il tentativo di conservare il dolce, il residuo zuccherino, arrestando la fermentazione. Le botti venivano messe nei pozzi durante l’inverno, a primavera il calore innescava la fermentazione generando un vino frizzante.
Si tratta di una testimonianza sui gusti delle nobili famiglie.
Nel 1570 il medico Girolamo Conforti stampa Libellus de vino mordaci in cui racconta come i vini di quell’epoca, mordaci, vale a dire briosi e spumeggianti erano molto apprezzati. Importantissimi i suoi studi molto dettagliati che precedettero le intuizione dell’abate Dom Pérignon. Questi vini mordaci e con un tocco di piccantezza vennero considerati medicamentosi e taumaturgici nella loro straordinaria particolarità. Interessanti anche gli studi del dott. Conforti sul Cisiolo, vitigno a bacca rossa vinificato in bianco, caratteristica che lo rendeva longevo. Grazie a lui sappiamo che già all’ora le uve venivano selezionate e tenute in cantina separatamente, secondo un ordine gerarchico dato dal prestigio degli appezzamenti.
Secondo Girolamo Conforti, la natura non ha donato nulla di più utile del vino, all’uomo.
Utilissimo il catasto napoleonico, con mappatura dei terreni, ancora esistente e digitalizzato grazie al Consorzio. Grazie al catasto napoleonico sappiamo che gli ettari vitati erano 1000 soprattutto verso la parte alta, terrazzata. La quantità di vino prodotta era destinata perlopiù alla vendita.
Più recentemente, negli anni ’90 è stata fatta una seconda zonazione, in collaborazione con il prof. Scienza. Sono state anche individuati 6 suoli con caratteristiche molto differenti ma adatte allo Chardonnay. Espressioni diversi, grande ricchezza.
La Franciacorta “di oggi”, madre dello spumante Franciacorta, parte con Ziliani e con una piccola produzione di Metodo Classico. Con un disciplinare più rigido d’Europa e regole severe, questo Metodo Classico vuole essere chiamato Franciacorta, non semplicemente spumante, non semplicemente Metodo Classico, ma Franciacorta!