Maeli nasce da una grandissima passione.
Ci sono incontri che ti cambiano per sempre, che colpiscono il tuo cervello emotivo, che modificano le tue percezioni. Possono essere persone, oggetti, opere d’arte o anche vini. Si insinuano dentro di te, scorrendo nelle tue vene ed invadendo in silenzio ogni tua cellula, arrivando dritti al cuore. Sostano qui. È successo ad Elisa Dilavanzo. Da piccola “l’incontro” con un vino. Il profumo netto di un fiore ed un sapore di miele si inseriscono nei cassetti delle sua memoria.
Nessuna conoscenza in merito, solo una bella sensazione, risvegliata da un secondo assaggio parecchi anni dopo. Un secondo incontro che ha tutto il fascino di un segno del destino. Elisa apre i cassetti della sua mente e si scopre innamorata del Moscato Giallo “Fior d’Arancio” dei Colli Euganei.
Il suo primo incontro con il vino
Un giorno, quand’ero bambina, mia zia, di ritorno da un soggiorno nei Colli Euganei per le cure termali, venne a trovarci portando una bottiglia di vino che disse essere addirittura “più buono dello champagne”. Diceva che potevo assaggiarlo anche io, nonostante la mia giovanissima età, cosa che mi parse da subito eccezionale. Quando lo assaggiai dal calice di mia madre, le dissi che aveva il profumo di un fiore e che sapeva di mele e di miele. Non seppi mai che vino fosse, fin quando anni dopo assaggiai il Fior D’Arancio dei Colli Euganei e lo riconobbi…
Il ricordo più emozionante legato al vino
Nel 2011, quand’ancora Maeli non era la mia azienda, poiché nessun enologo cui mi ero rivolta aveva accettato di supportarmi nell’esperimento di vinificazione del moscato giallo a Metodo Classico, mi cimentai da sola in quella che sentivo potesse essere una chiave di svolta del mio percorso. Il primo Moscato Giallo Metodo Classico Brut nature nacque infatti dalla mia ispirazione e dalla mia inesperienza. Un giorno, mentre il vino stava ancora affinando sui lieviti, decisi di assaggiarlo. Sboccai una bottiglia vicino al vigneto da cui questo vino aveva origine. Era un giorno d’ autunno, non freddo, anzi soleggiato, tutt’intorno la natura era uno spettacolo di colori diversi. Era l’ora del tramonto. Emozionata cercai di identificare profumi che non avevo mai sentito prima, insieme ad altri che già conoscevo, come il profumo di erba fresca, o forse di fieno? Sentivo odore di roccia, di terra, di gesso e di sale, ora faceva capolino un fiore bianco, ora l’acacia. Al palato la sorpresa più grande. Sentivo il sapore dell’uva e il sale…Un Fior D’Arancio salato, minerale, un po’ ruvido ma per me bellissimo. In quel preciso momento si alzò una piacevole brezza, la nuvola che aveva momentaneamente coperto il sole se ne andò e gli ultimi raggi illuminarono il mio calice. Piangevo e ridevo insieme. Ero felice.
Un aneddoto legato al vino che le sta a cuore
Nel 2012 mi trovavo nel deposito dove tenevamo le barrique dei nostri vini, impegnata nell’operazione di batonnage. Ad un tratto stavo per aprire una barrique quando il vino dentro la botte esplose letteralmente, sembrava in preda ad una fermentazione tumultuosa, scalpitante di vita. Tutte le pareti del deposito erano schizzate di rosso, io stesso ero completamente grondante di vino. Ma anziché preoccuparmene, assaporai la sensazione di quel vino scalpitante di vita, per questo lo chiamai “Scalpito”.
Mi racconti la sua storia
Non sono nata produttrice e non ho ereditato nessuna azienda agricola. Il mio avvicinamento al vino avvenne grazie ai corsi AIS. Nel 2008 mi diplomai Sommelier, Degustatore Ufficiale e vinsi anche un concorso nazionale, Charme Sommelier, organizzato dall’AIS in collaborazione con la cantina Bisol. Fu in quell’occasione che incontrai per la prima volta Gianluca Bisol, oggi mio socio in Maeli. Volevo assolutamente lavorare nel mondo del vino, così cominciai a vendere i vini di alcune cantine Italiane che mi piacevano particolarmente. Ma non ero soddisfatta, volevo capire meglio come funzionava un’azienda vitivinicola, perciò quando seppi che una cantina dei Colli Berici cercava una posizione per il commerciale, decisi di cogliere l’occasione e mi feci assumere. Mentre vendevo Garganega e Tai Rosso nei Colli Euganei, incontrai un albergatore, Massimo, che aveva appena rilevato dei vigneti a Luvigliano di Torreglia in un luogo conosciuto come “Le Terre Bianche Del Pirio”. Comprendendo la mia passione e la mia volontà di imparare, decise di coinvolgermi nel progetto di ristrutturazione di quell’azienda. Ho visto nascere Maeli così, pulendo quei vigneti dai rovi che li soffocavano. Trascorsero due anni in cui mi occupavo quasi di tutto. Dalla vigna alla cantina alla commercializzazione dei vini. Ma un giorno Massimo mi comunicò che voleva vendere l’azienda e il mondo mi crollò addosso. Maeli era già la mia vita, amavo quei vigneti e comprendevo che il mio progetto di valorizzazione del Fior D’Arancio dipendeva proprio da quello che sarebbe accaduto da lì in poi. Fortunatamente in quel periodo c’era Vinitaly, così come ormai di consuetudine, andai a salutare Gianluca Bisol al suo stand e gli raccontai che purtroppo l’azienda in cui lavoravo nei Colli Euganei era in vendita. Gianluca non era ancora venuto a trovarmi, ed incuriosito dalla stravaganza del mio progetto sul Moscato Giallo, decise di volerne sapere di più sulle virtù di quest’uva. Quando qualche mese dopo mi raggiunse in vigneto, rimase sconvolto dalla bellezza del paesaggio. Dalle vigne di Luvigliano si scorgevano la laguna di Venezia da un lato e le Dolomiti dall’altro. Quando poi assaggiò i vini, rimase profondamente colpito dalla potenza aromatica, dalla mineralità e dall’eleganza del mio amato Moscato. Per farla breve, dopo un paio di mesi, Gianluca decise di supportarmi investendo nel mio progetto e insieme subentrammo alla proprietà. Maeli finalmente diventava la mia azienda!
Ora mi racconti la sua storia senza vino
Il vino mi scorre dentro le vene. Questo ciclo della vita del vino dalla vigna al calice, si ripete di continuo e scandisce ormai il tempo della mia vita. Non c’è più alcuna distinzione tra il tempo della mia vita privata e il lavoro. Tutto è diventato una cosa sola. Sono completamente dedicata al vino. E incredibilmente felice.
Qual è il suo vitigno preferito e perché
Non esiste un vitigno preferito, sono troppo curiosa di conoscere tutto il vino del mondo! In questo momento sto studiando Mattarella e Benedina, interessanti vitigni polesani in via di estinzione. I vitigni autoctoni mi appassionano.
Come è nata questa passione per il moscato giallo? E cosa trova di speciale in questo vitigno.
La passione nasce dal desiderio di rendere giustizia ad un vitigno che è stato parecchio banalizzato. Basti pensare che la parola Moscato ancora rievoca in moltissime persone ricordi di brindisi, di feste di compleanno o di festività in cui un vino dalle bolle grosse così veniva abbinato a pandori e panettoni. L’autoctono Fior D’Arancio, Moscato Bianco per Chasselas, grazie ai terreni vulcanici e all’incredibile diversità di microclimi dei Colli Euganei, se opportunamente curato e vinificato, dà origine a vini eleganti, minerali e dunque profondi, che possono affinare nel tempo. La sua versatilità lo rende come un attore che sa interpretare copioni diversi. Il nostro “Dilà”, unico Moscato Giallo Metodo Classico Brut nature ne è una prova. Non a caso ha avuto riconoscimenti internazionali da giurie di esperti in concorsi di grande prestigio. Inoltre ha riaperto una pagina dell’enologia che ha sempre ritenuto la spumantizzazione a Metodo Classico poco interessante per i vitigni aromatici. Più di qualche enologo oggi ci chiama per chiederci informazioni sul come abbiamo fatto il Metodo Classico.
Maeli, come nasce questo nome
Da Marna e Limo, le componenti dei terreni dei nostri vigneti.
Cos’è il vino per lei?
Allegria, curiosità, cultura, legami indissolubili, vita!
Il territorio dei suoi vini, me lo descrive?
I Colli Euganei sono “lacoliti”, praticamente antichi vulcani spenti, che hanno avuto origine milioni di anni fa e che oggi rappresentano un incredibile esempio di biodiversità. La varietà di microclimi particolari genera una diversità di flora e vegetazione nei versanti settentrionale e meridionale. A nord ci sono boschi ed è possibile trovare anche il lichene, a sud troviamo la pianta del cappero, del fico d’India, e si coltiva pure lo zafferano. In un così piccolo territorio si concentra il 54% della flora del bacino mediterraneo! per questo è stato istituito nel 1989 il Parco Regionale dei Colli Euganei. Inoltre i suoli di origine vulcanica contribuiscono all’alta vocazione vitivinicola di queste colline, da cui hanno origine vini potenti, minerali, con predisposizione all’affinamento.
Inoltre sotto terra scorrono le acque termali che sgorgano a 87°C, impiegate nelle cure termali dei vicini centri di Abano e Montegrotto.
Ci sono poi itinerari naturalistici per gli amanti della natura, in questo periodo è molto praticato il turismo lento, ovvero passeggiate a piedi, in bici o a cavallo per sentieri e itinerari che portano alla scoperta delle meraviglie di questo territorio. Dai nostri vigneti possiamo ammirare Villa Vescovi, celebre per aver ispirato il Palladio, oggi patrimonio FAI. Per non parlare del borgo più bello, Arquà Petrarca, a soli 5 chilometri dalla nostra cantina.
I suoi vini, me li descrive?
Sono figli non solo del territorio ma anche del vigneto in cui nascono. Questo è possibile grazie all’atteggiamento agro-ecologico adottato in vigna. Non usiamo pesticidi, né prodotti chimici, sia in vigna che in cantina. Le potature sono corte, le vendemmie manuali, selezioniamo tantissimo le uve e in cantina arriva materia prima sanissima, prediligiamo vinificazioni con lieviti indigeni per ottenere profili del Moscato Giallo estremamente identificativi dello stile Maeli. Naturalmente siamo anche attenti ai solfiti, che sono sempre molto bassi, nei vini ancestrali non vengono addirittura aggiunti.
Una parola del mondo del vino che le piace
Sostenibilità
Una parola del mondo del vino che la rappresenta
Ambasciatore
Con quale produttore di vino uscirebbe a cena? Perché?
Non uscirei con un produttore in particolare ma con tutti quelli simpatici, divertenti, scaltri e genuini ma anche un pò poeti…
Se i suoi vini fossero delle canzoni?
“Ti sento” dei Matia Bazar
Se fossero scene di un film?
La scena finale del film “L’Attimo Fuggente”
Se fossero opere d’arte?
Un quadro di Jack Vettriano.