Tenuta del Paguro, produttrice di underwater wine, è la poesia del mare.
Una delle capacità che riconosco ai poeti è il sapiente uso delle parole con le quali descrivono le mille versioni dell’anima, fanno emergere la bellezza custodita nei piccoli gesti, spesso dati per scontati e trasformano persino le tragedie in qualcosa di straordinario e meraviglioso.
Ne è un esempio Tonino Guerra che grazie alle parole ha reso più leggero ai suoi compagni, il periodo drammatico vissuto nel campo di concentramento.
È questa sua smisurata capacità di andare ben oltre il presente e il visibile unita a un forte ottimismo che lo porta a raccontare il lato positivo dell’inabissamento della piattaforma metanifera Agip e a mostrare la forza della vita.
Parole che ispirano Gianluca Grilli. Dall’ispirazione ai fatti: Gianluca Grilli realizza una cantina proprio sul relitto. Il luogo della tragedia, già trasformato in un’oasi marina dichiarata sito di importanza comunitaria diventa luogo ideale per la maturazione del vino.
Albana, Sangiovese, Merlot e Carbernet fermentano in acciaio. Dopo l’imbottigliamento con tappo in sughero rivestito di gommalacca, riposano in cesti di maglia metallica zincata dai 6 ai 12 mesi ad una profondità di 30 metri, cullati dalle maree ad una temperatura costante in assenza di raggi UV.
Un incontro particolare tra mare e collina, un’espressione nuova del territorio romagnolo. Ho voluto conoscere questa realtà un pò più da vicino. La mia intervista.
ll suo primo incontro con il vino
Avevo 11 o 12 anni, era autunno inoltrato, una giornata fredda e nebbiosa. Le castagne si stavano scottando sulla stufa e seduti al tavolo c’eravamo io e mio nonno, romagnolo ruspante. Prese un bicchiere e si versò della Cagnina. Poi mi guardò, prese un altro bicchiere, me lo mise davanti e lo riempì a metà. “Sei grande ormai. Con le castagne si beve la Cagnina”.
La sensazione anche non sensoriale del primo assaggio
Ero emozionato. Non sapevo che gusto aspettarmi. Mi piacque e finii il bicchiere, immergendoci dentro le castagne come faceva mio nonno. Per parecchio tempo pensai che tutti i vini fossero dolci.
Il ricordo più emozionante legato al vino
Magari non sarà il più emozionante, ma è un ricordo curioso. Una volta da ragazzo ho baciato una ragazza che aveva appena bevuto del Sangiovese. Non mi ricordo più chi fosse la ragazza, ma mi ricordo ancora quel sapore!
Un aneddoto legato al vino che le sta a cuore
Il primo a raccontarmi la storia dell’inabissamento della Piattaforma del Paguro fu Tonino Guerra. Già allora vedeva in questo evento una forte componente simbolica ed artistica. Da allora non me la sono più cavata dalla testa, e senza quel racconto probabilmente la Tenuta del Paguro non esisterebbe.
Mi racconti la sua storia
Il modo più breve per raccontarla è: nato e cresciuto nella Bassa Romagna, ho da sempre avuto una grandissima passione per la mia terra.
Da cosa nasce questo progetto
Ieri Ravenna era sfarzosa capitale dell’Impero Romano d’Occidente; nei baccanali il magister bibendi, sorteggiato ai dadi, mesceva con perizia una varietà di vini, fra cui i vini “salsi”, o salati, che erano prodotti con uve seccate al sole e quindi miscelati, prima della fase di affinamento, con acqua marina, in modo da accelerare la maturazione e prevenire l’acetificazione.
Oggi la bizantina Ravenna è diventata una delle capitali portuali e produttive italiane. È una città vitale, dinamica.
Nel lontano Settembre 1965 la piattaforma metanifera del Paguro, posizionata al largo delle coste ravennati, intaccò un giacimento, ricco di gas a pressione elevatissima. La piattaforma travolta si incendiò, ardendo assieme alle vite di tre tecnici dell’Agip, e sprofondò negli abissi. Lentamente, gli abitanti dell’abisso si sono appropriati del relitto, creando un’oasi naturalistica sottomarina.
Quella del Paguro è una storia di come da una catastrofe nasce una meraviglia, sugellando la dicotomia tra passato e presente, stringendo un patto tra ieri ed oggi.
Il vino del Paguro racconta la poesia del mare attraverso un pezzo di storia della città.
Le emozioni provate nell’aver stappato le prime bottiglie riemerse
Ci sono stati tanti fallimenti. La prima emersione riuscita di qualche decina di bottiglie è stata una festa. Era qualcosa di nuovo, di diverso, di unico. Ero felice e commosso, e sentivo anche in cuore un senso di responsabilità, di rispetto nei confronti del progetto.
Cos’è il vino per lei?
Amore, condivisione, ricerca.
Mi descriva i suoi vini
I nostri sono vini tipici del territorio, coltivati e prodotti in accordo alla tradizione. E poi c’è l’armonico massaggio delle maree, l’assenza di raggi uv, la temperatura costante, la differenza di pressione (pratichiamo il cantinamento all’isobara), tutti fattori che trasformano il vino rispetto a quello a cui l’assaggiatore è abituato.
Ecco le nostre “etichette”:
Pagurus – Sangiovese. Colore rosso rubino, con riflessi violacei. Profumo vinoso, con sentori che ricordano la viola e frutti rossi. Sapore asciutto, armonico, leggermente tannico, con retrogusto gradevolmente amarognolo.
Homarus – Merlot. Colore rosso rubino intenso. Profumo di buona intensità con sentori fruttati, floreali e vegetali. Sapore asciutto, caldo, con note lievemente speziate di vaniglia.
Squilla mantis – Albana. Colore giallo paglierino con tenui riflessi verdognoli. Profumo caratteristico, gradevole e delicatamente fruttato. Sapore asciutto, fresco, sapido ed armonico, di semplice beva.
Nephrops – Cabernet. Colore rosso rubino intenso. Profumo vinoso che ricorda i frutti rossi con note floreali. Sapore asciutto, notevole struttura, con retrogusto parzialmente fruttato.
Abbiamo anche alcune bottiglie di Pagurus Riserva.
I nomi dei suoi underwater wine
La piattaforma ha creato un reef artificiale che ha permesso il proliferare di alcuni crostacei che abitano il relitto e che non troverebbero altrimenti il loro ambiente naturale nei fondali sabbiosi del nostro mare: Paguro, Canocchia, Astice e Scampo. I nostri vini prendono i nomi scientifici di questi crostacei: Pagurus, Squilla mantis, Homarus, Nephrops.
Una parola del mondo del vino che le piace
Terroir.
Una parola del mondo del vino che la rappresenta
Aquoir.
Con quale produttore di vino uscirebbe a cena? Perché?
Emanuele Kottakis, patron di Jamin. Condividiamo la passione per gli undersea wines, ma lui si occupa solo di bolle, io di vini fermi. È incredibile come il cantinamento subacqueo abbia un effetto totalmente diverso in questi casi.
Se i suoi vini fossero delle canzoni?
I miei underwater wine cullerebbero chi le ascolta con una voce melodiosa e poetica, lo incuriosirebbero con qualche sapiente dissonanza e lo stupirebbero con una strofa dai ritmi sincopati.
Se fossero scene di un film?
Spererei solo non fossero di Titanic.
O forse si?
Se fossero opere d’arte?
Sarebbero poesie di Tonino Guerra.