Ho avuto modo, durante l’estate, con un gruppo affiatato di colleghi e amici, di visitare la cantina Terre del Veio.
Siamo nel territorio romano, all’interno del Parco del Veio, dove sorgeva la città di Veio, la più importante città etrusca, centro politico e culturale, rivale a Roma.
Definita città splendida dallo storico Tito Livio, la città sorgeva su un altopiano di forma triangolare. La cantina Terre del Veio si trova vicino al luogo di sepoltura chiamato “Leoni Ruggenti” recentemente ritrovato.
Sono 12 gli ettari di vigneto su terreni di origine vulcanica. Le botti riposano in una grotta di tufo scavata sotto la proprietà.
L’intenzione è quella di crescere un pochino con i numeri mantenendo però la conduzione famigliare. La filosofia aziendale è quella di mantenere quanto è più possibile tutto ciò che è ecosistema.
Nessuna concimazione se non quella da favino e preservare tutto ciò che cresce spontaneamente, tutto ciò che fa “un’azienda in disordine” come la definisce fieramente Francesca Prisco. Tutto intorno, grazie ai vincoli del parco del Veio, del parco archeologico, tanti terreni a fieno e boschi, importanti per la biodiversità.
Grandissimi alleati in vigna, le api, con comportamenti particolari segnalano l’utilizzo, da parte dei confinanti, di sostanze chimiche, in particolar modo diserbanti e garantiscono l’impollinazione, autoimpollinazione nel caso dell’uva e la salubrità dell’aria.
Francesca ci racconta la storia antica di questo territorio e anche quella più recente, di quando questi terreni sono stati dismessi dall’ente maremma e venduti in lotti di 5 ettari ai veneti che si sono trasferiti qui con il loro sapere contadino.
È da un nonno veneto che nasce questa azienda. Prima le uve venivano vendute. Dal 2000 è iniziata la produzione. In questa cantina avvengono tutti i processi: vinificazione, affinamento e imbottigliamento.
La vendemmia è in parte manuale e in parte meccanica. Una scelta calcolata, per permettere alle uve di arrivare in lavorazione nel più breve tempo possibile. Una volta raggiunta la cantina, le uve vengono lavorate in due ore.
Degustiamo insieme vari vini della cantina.
Segnalo Horta 2020.
Dalla Vigna omonima, Bombino 100%.
Giallo paglierino molto luminoso. Intenso e complesso il profumo con note di erbe aromatiche, frutta a polpa bianca, pompelmo e una dolce punta di miele. Fresco e sapido, verticale.
De Coccio. Malvasia puntinata, Bombino. Primissima annata. Vendemmia manuale per selezionare meglio le uve e macerazione sulle bucce. Vinificazione in vasche di cemento. L’affinamento avviene in Dolium di terracotta, non smaltata, capacità più o meno 1000 bottiglie. Bottiglie numerate a mano. I mesi in anfora sono stati sei perchè il vino presentava già delle note di ossidazione, in questo caso piacevoli. Non filtrato. Al naso note di frutta, pesca, albicocca, mango. Erbe aromatiche. La Malvasia puntinata conferisce particolare aromaticità. Fresco, sapido, minerale.