Turismo Enogastronomico in Italia: una serata all’aria aperta davvero magica quella di Calici di Stelle a Carpineto Grandi Vini di Toscana!
Metti una notte, stellata, di mezza estate, impreziosita da una gradevole brezza (a tratti un po’ birichina) a sopire l’afosa calura pomeridiana; la tenuta immersa nella campagna lussureggiante, poetica e meravigliosa, composta di cipressi mossi dal vento e vigneti ordinati che, a perdita d’occhio, s’allungano leggiadri fino allo sfondo del Monte Cetona e dell’Amiata; le luci dell’imbrunire, il piccolo lago incastonato nel bosco, la cantina prestigiosa che, come fosse al gran ballo, ha indossato l’abito bello della festa.
Il colpo d’occhio è suggestivo, fatto di bagliori leggeri, di riverberi magici di candele accese e di punti luce strategici ad esaltare la piacevolezza delle ombre soffuse.
Il mio enoturismo gastronomico è, stasera, “enoturismo di vicinato”, una delle mie esperienze di viaggio in una delle più belle regioni italiane.
È il 31 luglio ed ho il grande piacere di presenziare a una simpatica ed innovativa, quanto mai inaspettata, degustazione in quel di Carpineto, a Montepulciano, a pochi chilometri da casa.
Con tanti “locals” seduti ai tavoli vicini!
Il format, di questa serata dedicata al turismo enogastronomico, è quello delle degustazioni sotto le stelle, ormai ovunque in Italia ben consolidato. Ma qui, nell’atmosfera intima dell’evento privato, non aperto ai turisti enogastronomici, esclusivo e a numero chiuso, è stato declinato in modo inusuale… C’era il jazz, lo swing e la musica dal vivo su un prato ben curato. Ok.
Le degustazioni hanno incrociato i prodotti tipici del territorio valdorciano che farebbero la felicità di tanti amanti del turismo del vino. Ok.
(Era scontato e dovuto che fosse: non sono mancati gli ottimi pecorini griffati, serviti in diverse fatte e stagionature e i cantucci offerti in varianti tradizionali ma anche gourmet, prodotti locali tanto più lodevoli quanto perché apprezzatissimi dai consumatori “avvezzi” – perché del posto- a questi sapori.)
Ma soprattutto – ed è proprio qui la sorpresa – c’era il Sigaro Toscano, dedicato a Puccini.
L’evento si è aperto con una visita alla imponente e preziosissima barriccaia. S’è fatto salotto open air, giocato con gli abbinamenti nel calice e nel piatto, fumato (gli altri – io no!) il Puccini, sigaro dedicato al Maestro e raccontatoci magistralmente, con verve colorata e trasporto bucolico da Terry Nesti del Club Amici del Toscano, uno dei maggiori esperti in materia, conduttore e presentatore per una sera, in tandem col produttore dei vini Carpineto.
Si, da degustatore, è vero lo ammetto, alle prime zaffate di fumo, ho storto il naso (parecchio)!
Ma mi sono subito ricreduta nel vedere la soddisfazione dei presenti, le espressioni divertite e intrigate di quanti stavano accostando il prezioso Toscano agli abbinamenti enogastronomici proposti.
Io? Non ho fumato – ovviamente – ma sono rimasta stregata dal frutto pulitissimo, oserei dire chirurgico, del Dogajolo Bianco (Chardonnay, Sauvignon Blanc e Grechetto) e dalla Riserva di Vino Nobile di Montepulciano 2016 (95 punti su Wine Spectator con quest’annata e già tre volte tra i top 100 al mondo con annate precedenti).
Tanto tanto frutto rosso e spezia dolce, coriandolo, timo, maggiorana e dragoncello. Ma anche viola. Belli i tannini dolci, già inaspettatamente pronti… bello di Argilla e di Galestro, di grande eleganza, di lunga finezza.
La chicca finale il Vin Santo targato ’99, dal corpo asciutto, lungo e pulito che s’esalta al naso ed in bocca sulle note di albicocca caramellata, fichi secchi e zeste di lime e limone canditi, marzapane, miele d’acacia, zenzero e panpepato, zucchero filato.
Ma aggiungiamo, è di dovere, qualche nota informativa sull’azienda, che, con passione per il vino e smodato amore per la Toscana, entusiasmo e competenza, produce Grandi Vini dagli anni 60.
Carpineto è una storia di famiglia che fu principiata da Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo nel 1967, nel piccolo comune di Dudda a Greve in Chianti.
È la storia di due amici che, accomunati dall’ amore per il Sangiovese e spinti dalla volontà di contribuire al rinascimento del vino in Toscana, decidono di intraprendere quella che verosimilmente sarà la più grande avventura della loro vita, e fondano Carpineto.
Mossi dalla forte ambizione di produrre un Chianti Classico di altissimo livello qualitativo, queste due famiglie ancora oggi continuano a coltivare il loro sogno di produrre quei vini che fortissimamente amano e che sono apprezzati in 70 paesi in tutto il mondo, e collaborano oggi alla gestione di 5 tenute, 500 ettari di terra, tutti coltivati in modo sostenibile e a bassissimo impatto ambientale con emissioni zero. Caterina Sacchet è l’enologa dell’azienda: ha ereditato dal padre non solo un grande patrimonio di conoscenze ma anche una forte passione per la terra.
Giovanni ed Antonio, molto sensibili alle tecniche agricole più innovative sperimentate in quegli anni, decidono di avvalersene e sin da subito optano per un approccio alla agricoltura fatto di accurata selezione dei siti ove ubicare i nuovi impianti, avviano una selezione rigorosissima dei cloni da utilizzare e danno vita ad una viticultura fortemente orientata alle rese basse.
Da subito si contraddistinguono per l’audacia pionieristica nello sperimentare metodologie produttive così all’avanguardia da segnare l’enologia dell’era moderna: usano la fermentazione malolattica controllata, utilizzano lieviti indigeni, fanno macerazioni sia freddo che carboniche, affinano in barrique.
Queste tecniche, futuristiche per quegli anni, fanno si che Carpineto produca da subito dei vini di grande spessore, tanto da essere immediatamente apprezzati dall’intera critica enoica mondiale: e nel 1994 Giancarlo Sacchet – primo Italiano a poter vantare questo titolo – viene premiato come miglior enologo al mondo.
Se il ’94 vede, oltre all’alloro di Best Winemaker per Sacchet, anche la medaglia d’oro all’IWSC di Londra per il Chianti Classico Riserva, per il Vino Nobile Riserva e per il Farnito Cabernet Sauvignon, il ‘98 è annus mirabilis per l’azienda: regala infatti al Farnito Cabernet Sauvignon l’ingresso nella lista dei migliori 100 vini al mondo di Wine Spectator.
Ma non solo… nel 1998 vengono impiantati, a Montepulciano, nella tenuta del Vino Nobile, i primi 10 ettari di vigneto ad alta densità!
L’intento era quello di produrre non più di una bottiglia per vite. Una scommessa azzardata per i tempi di allora. Vincente.
Infatti quell’impianto originario, che è poi stato successivamente ampliato ed oggi arriva a coprire una superfice di quasi 100 ettari, può a buon diritto essere oggi considerato uno dei primati agricoli italiani: sale sul gradino più alto del podio come il più grande impianto a corpo unico ad alta densità d’Italia e caratterizza Carpineto come azienda italiana “apripista”, capace di aprire nuovi sentieri, di dare il là a nuove tendenze. Nel 1998 nasce infatti, oltre a quell’impianto, anche il Poggio Sant’Enrico: il primo Sangiovese in purezza prodotto nel territorio di Montepulciano. Questo monovitigno sarà alfiere della corrente di pensiero sostenitrice della valorizzazione del concetto di Cru, che sta all’ origine agli Appodiati di Carpineto ma che è anche – e soprattutto – incipit di una rivoluzione all’interno della denominazione.
Una serata in Toscana, tra le mie esperienze enogastronomiche memorabili, che rimarrà indelebile nei miei ricordi.