Vini d’Abruzzo: Secolo IX è un brand nuovo che ho avuto il piacere di conoscere recentemente.
La cantina è stata acquisita nel 2017. Il nuovo brand si è inserito in un mercato, quello abruzzese, abbastanza saturo.
L’azienda ha pertanto puntato su mercati emergenti ben consci del vino. A raccontarmi questa storia e a introdurre il loro vino più rappresentativo è Stefano Zuchegna, direttore commerciale.
L’azienda conta attualmente 22 ettari, per una produzione di circa 38.000 bottiglie. Si utilizzano uve esclusivamente di proprietà.
Stefano racconta che il titolare ricordava nella sua infanzia un prodotto particolare che fanno solo in questo territorio: il Moscatello di Castiglione a Casauria, un vino passito.
L’uva Moscatello di Castiglione a Casauria è originaria e tipica solo di una valle circondata da quattro paesi: Tocco a Casauria, Torre dei passeri, Castiglione a Casauria e Pescosansonesco.
Era l’uva che usavano i monaci dell’abbazia di San Clemente per fare il vino per il papa. Ognuno dei contadini della zona aveva poi due o tre filari di uva con cui faceva il passito per casa. Tipo il rosolio che offrivano agli ospiti.
Chiaramente ognuno di loro faceva il miglior passito. Un passito di lunga tradizione, tredici secoli di viticoltura.
Quando i monaci se ne sono andati, la campagna si è spopolata e quest’uva è sparita. Quando Antonio Angelucci è andato in pensione, lasciando l’azienda ai figli, si ricordava di questo vino e ha voluto riportarlo “sul campo”. Con un progetto finanziato dalla Comunità Europea, con l’università di Chieti, con l’agronomo Da Mario sono andati alla ricerca di questo vitigno.
Hanno trovato in alcuni campi abbandonati il clone originario. Hanno fatto un vigneto sperimentale e da li è cominciata la storia.
L’uva si chiama Moscatello di Castiglione a Casauria, biotipo Casauriense, clone Da Mario e ce l’ha solo l’azienda Secolo IX. Da quest’uva si ottiene il Moscatello Passito che quest’anno ha vinto numerosi premi.
Il passito ha un colore dorato. Un profumo intenso e ampio. Fiori d’arancio e tanti fiori bianchi. Note di albicocca essiccata, dattero, fico secco, note agrumate e frutto della passione. Zafferano, nota tostata, torrefazione, muschio e talco. In bocca fresco, morbido, persistente.
Una bellissima scoperta.
Ne esiste anche una versione secca: Fonte Grotta. Nasce da uve provenienti dai vigneti più freschi. La vendemmia avviene di notte. L’affinamento avviene in acciaio sulle fecce fini per tutto l’inverno.