La cantina Pighin si trova a Risano, un piccolo borgo di origine medievale vicino ad Udine famoso per i suoi vini friulani.
L’azienda che contava 200 ettari nelle Grave del Friuli, è stata acquistata nel 1963 dai tre fratelli Pighin, Fernando, Ercole e Luigi. Ai vigneti iniziali si aggiungono ben presto, nel 1966, 30 ettari in zona Collio DOC, a Spessa di Capriva.
La politica aziendale si è sempre basata su alcuni principi: la massima valorizzazione del territorio, la difesa della qualità del vino, gli investimenti per innovazione e modernizzazione.
Nel 1968 viene affidato all’architetto di fama mondiale, Gino Valle, l’incarico di progettare una cantina all’avanguardia per la produzione di vini che ben presto avrebbero raggiunto ogni angolo del globo.
L’azienda è passata oggi al 100% sotto il controllo dalla famiglia di Ferdinando che, oltre a portare avanti la politica di massima valorizzazione del territorio difendendo sempre la qualità del vino, ha investito su modernizzazione e innovazione.
Roberto Pighin, ci accoglie proprio qui, in uno dei simboli dell’azienda.
Figlio di Fernando, attualmente vice presidente e responsabile dell’azienda, Roberto ci guida con la sua forte personalità alla scoperta di una realtà che si inserisce in un territorio dalla tradizione vitivinicola millenaria.
Il racconto di Roberto, ricco di aneddoti, è perfettamente in linea con il suo modo di essere, sentito e appassionato. La passione per la sua terra, per il vino, per il suo lavoro traspare dalle sue parole.
Roberto ripercorre le fasi più importanti dell’azienda e racconta gli anni di lavoro in affiancamento al padre. Anni di viaggi e di gavetta che gli hanno permesso di acquisire una mentalità internazionale.
Ben radicato nel territorio ma con lo sguardo attento ai mercati esigenti e preparati, Roberto incarna il senso delle parole che compaiono sulla facciata della cantina: un uomo non deve mai lasciare la terra come la trova. Lavorare ogni giorno, anche con sistemi all’avanguardia, nel totale rispetto dell’ambiente. Frase che si legge per intero solo una volta entrati nella proprietà Pighin, dall’esterno risulta di lettura difficile perchè termina proprio all’interno della cantina.
Una frase d’effetto che cattura l’attenzione proprio come la struttura che ha compiuto mezzo secolo ma è meravigliosamente attuale. Entriamo in cantina, negli spazi adeguatamente progettati dal famoso architetto. Il cuore pulsante dell’azienda accoglie, nel momento della mia visita il fermento di Pinot Bianco, Pinot Grigio, Friulano, Refosco, che nel sussulto affiancano Sauvignon Blanc, Chardonnay, Merlot e Cabernet Sauvignon.
Vitigni autoctoni ed internazionali, rigorosamente sottoposti a selezione clonale grazie al VCR, il più grande vivaio viticolo del mondo, che ha sede proprio nelle Grave del Friuli. Le viti sono radicate su un terreno di pianura, composto da ciottoli di origine alluvionale che, grazie alle molteplici densità ghiaiose ed argillose, conferiscono ai vini un’importante mineralità.
La scelta è quella di prediligere la freschezza e l’immediatezza alla beva del vino, mai stucchevole..
Vista la diversità nella produzione alla domanda Qual è il vino con cui ti senti più in sintonia, Roberto risponde che: il vino è come un abito e va abbinato alla circostanza. Figura poliedrica, ama gli abbinamenti cibo/vino senza disdegnare le provocazioni di accostamento, e senza particolari predilezioni.
Facciamo gli assaggi direttamente dalle vasche di acciaio dove i vini riposano.
Sauvignon 2019, Pinot Grigio 2019, vini immediati, puliti, sinceri, lineari, puri. Il calice riporta ogni scelta dalla vigna alla cantina.
Sauvignon 2020 e Pinot Grigio 2020 sono ancora un “succo di frutta” da uve appena pigiate, pronti a subire la “magia” della fermentazione.
Vendemmia meccanica rapidissima e l’abbattimento della temperatura del frutto a 9-10°C., colpo di freddo per mantenerne inalterati gli aromi. La pressatura non è meccanica ma pneumatica. Il polmone pigia più rapidamente accelerando i tempi di lavorazione delle uve, aumentando il potenziale qualitativo dei mosti ottenuti.
I vini friulani nelle vasche vengono costantemente monitorati tramite analisi organolettiche mirate per seguirne l’evoluzione.
Roberto ci accompagna a Spessa di Capriva, in quella che dice essere, senza peccare di presunzione la vigna meglio posizionata del Collio Goriziano, riconosciuto, a livello mondiale, come una tra le zone più vocate per la coltivazione della vite. I 30 ettari di vigneto sono disposti ad anfiteatro con una esposizione a sud, costantemente accarezzati dalla brezza del golfo tra Trieste e Venezia e circondano la cantina attrezzata con le più moderne tecnologie di vinificazione.
Lungo il confine con la Slovenia, le colline sono di natura eocenica marnosa, formate per sedimentazione sottomarina del materiale calcareo eroso alle Alpi dal mar Adriatico durante l’era Quaternaria. Sedimenti stratificati e sottili con un ampio spettro di sostanze minerali compongono il territorio che è la base di partenza per l’ottenimento di vini più intensi, complessi sia all’olfatto che al palato, più strutturati e minerali.
Un piccolo balcone si affaccia sulla geometria delle viti, riporta un gallo. Simbolo dell’azienda, molto ricorrente, ripreso dalla vita contadina, indica fecondità e ricorda gli orari che scandiscono la vita agricola.
Oltre ai vitigni già presenti in Risano nella tenuta delle Grave su queste colline nascono grappoli di Picolit, Ribolla Gialla, Malvasia.
Segnalo:
Ribolla spumante brut, da ribolla in purezza. Condizionamento dell’uva a 10°C. E spremitura soffice. La fermentazione avviene in acciaio in vasche termocondizionati per 20 giorni ad una temperatura controllata tra i 16 ed i 20 °C. Affina in vasche inox. La spumantizzazione avviene in autoclave.
Alla vista giallo paglierino scarico, cristallino, con bollicina fine e numerosa. All’olfatto agrumato con note di scorza di arancia e di limone. Interessante la contrapposizione con la percezione agrumata di succo di limone all’assaggio.
Soreli 2018, Ribolla Gialla, Malvasia e Friulano. Ultimo nato in casa Pighin ma determinato a far parlare di sè.
Macerazione di 24 ore, dopo la svinatura, il 50% fermenta in acciaio, il 25% in tonneaux di rovere di slavonia naturale ed il restante in Barrique di slavonia di media tostatura.
Affinamento sulle fecce di fermentazione per 12-13.
Il Colore è giallo paglierino, al naso si percepisce l’intensità e la complessità del territorio. Oltre alla mineralità della ponca, percettibile già all’olfatto, il vino presenta sentori fruttati, frutta a polpa bianca e gialla, pesca e albicocca, un nota agrumata, floreale con profumi di peonia bianca. Il passaggio in legno lascia la sua traccia nella leggera nota vanigliata.
Malvasia 2019. Malvasia istriana in purezza. Vinificata in acciaio termocondizionato per 20 giorni a temperatura controllata 18°, 22° C.
Anche per questo vino friulano il protagonista è l’acciaio. Fermenta a temperatura costante e stabilizza in celle frigo fino all’imbottigliamento.
Uno dei vitigni simbolo del territorio, si presenta alla vista giallo paglierino scarico, ma bellissimo nella sua luce.
Al naso si apre con una deliziosa complessità. Non particolarmente intenso ma fine nelle sue sfaccettate note di agrumi che variano dal lime al cedro, dal mandarino all’arancio e poi mela gialla, pesca, una punta di albicocca, nota floreale di campo che viene sovrastata da fiori gialli
Freschezza e sapidità caratterizzano il sorso insieme ad un’interessante struttura e morbidezza.
La visita si conclude nella Villa Agricola-Pighin, una villa veneta costruita nel XVII secolo, un tempo dimora dei Conti Agricola è ora la sede di rappresentanza dell’azienda. La Villa comprende 4500 mq sottoposti a ristrutturazione. Al suo interno le pareti sono affrescate e conserva, anche grazie ai mobili ben conservati, tutto il fascino di un tempo.
Qui un’ampio spazio contiene vecchi mezzi agricoli, una sorta di museo ed il gallo, sempre presente in diverse forme, sul pavimento, negli oggetti di ferro ed in ceramica.
Nell’ampia barchessa ad est della dimora si trova come nei secoli passati, la bottaia, Antiche cantine adibite all’affinamento dei vini rossi. Le botti sono state realizzate con miscele di rovere di diversa provenienza Croata e Francese.
Le finestre si affacciano sui vigneti bio che nel 2016 hanno accolto le prime barbatelle di vitigni resistenti entrati in azienda: Fleurtai e Soreli.
Ho un ricordo estremamente piacevole della visita a questa realtà leader nella produzioni di vini friulani. Vi consiglio di inserirla nei vostri elenchi di cantine da visitare. Roberto vi intratterrà con un interessante racconto e ripercorrerà i momenti più importanti aziendali e personali che hanno portato Pighin ad essere la realtà che è oggi.