Marco Fay e la sua ricetta per fare il vino.
Ho la fortuna di avere amici in Valtellina e di aver trascorso in questa valle bellissime giornate.
La Valtellina è una terra davvero suggestiva, impossibile percorrere la strada della valle senza soffermarsi a godere della bellezza del paesaggio.
Riconosciuta “Patrimonio Immateriale dell’Umanità“, è salita alla ribalta per i caratteristici muretti a secco, che hanno modificato in maniera unica l’ambiente. Allineamento e ordine ne fanno una vera e propria forma di arte. Un reticolo che supera i 2500 km, in pendenza, talvolta, estrema, con una percentuale pari al 65-70%. Fatica e sacrificio.
Il terrazzo è il punto di forza della Valtellina, più forte della sottozona stessa, permette di riconoscere lo stile aziendale, attraverso le sfumature sensoriali che restituisce nel bicchiere.
Fatica e sacrificio non scoraggiano però Marco Fay che in questa terra produce i suoi vini, mettendo tutte le sue energie per il 90% in vigna e per il 90% in cantina.
Il mondo del vino è un mondo che hai sentito subito tuo?
Assolutamente si. Mio papà ha fondato l’azienda nel 1971 e sono cresciuto tra vigneti e cantina. Non ho mai pensato ad una professione diversa.
Il primo ricordo legato al vino?
Mi ricordo la mia prima esperienza da “garagiste” a circa 10 anni; il primo vino da me prodotto è stato un rosato partendo da mosto di Chiavennasca. Mia mamma aveva provveduto anche all’etichetta.
Il primo incontro con il vino, il primo assaggio
I primi assaggi “consapevoli” sono da ricondurre ai tempi della scuola enologica di San Michele all’Adige in Trentino. Ma a quell’età primo, secondo e forse terzo assaggio sono stati più o meno equivalenti. È stato con il quinto o sesto anno di corso che ho iniziato a capire meglio il vino e le sue sfaccettature.
Cos’è il vino per te?
Una passione ed un lavoro. Mi ritengo molto fortunato a svolgere una professione che mi piace.
Il ricordo più emozionante legato al vino
I ricordi emozionanti sono tanti; probabilmente i ricordi legati agli inizi del duemila sono quelli a cui penso con grande entusiasmo. Io e mia sorella Elena abbiamo iniziato il nostro percorso lavorativo insieme con grande voglia di fare bene.
Un aneddoto legato al vino che ti sta a cuore?
Barolo Brunate 1998, Elio Altare. Grandissimo vino raccontato dal produttore con la solita precisione tecnica e filosofica che lo caratterizza: “i grandi vini si fanno 90% in vigna e 90% in cantina”. Mi sembrava strano arrivare al 180%. In seguito avrei capito. La materia prima è fondamentale, quanto il seguire criteri enologici il più possibile conservativi del livello qualitativo raggiunto in vigna.
Raccontami la tua storia
Nasco in una famiglia di produttori, ho studiato in Trentino presso la scuola enologica di San Michele Alto Adige per 6 anni per poi concludere il mio percorso didattico con il corso di enologia a Milano presso l’università di agraria. Ho lavorato in diverse regioni viticole come Toscana nel Chianti, Friuli nel Collio, Croazia, in Germania nel Wurttemberg, in Piemonte nel Barolo ed in Argentina a Mendoza. Ho iniziato il lavoro in Valtellina nell’azienda di famiglia nel 2002 e da allora mi occupo sia di gestione vigneto che di cantina.
Ora raccontami la tua vita senza vino
Sinceramente non so cosa sarebbe la mia vita senza vino; a livello professionale probabilmente avrei intrapreso strade lavorative legate alla salvaguardia dell’ambiente o degli animali o qualcosa di simile.
Raccontami il territorio dei tuoi vini
La Valtellina terra di Nebbiolo, il Nebbiolo delle Alpi, localmente chiamato Chiavennasca. Il nostro disciplinare prevede 2 denominazioni DOCG quali Valtellina Superiore con le 5 sottozone: Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno, Valgella e Sforzato di Valtellina, una DOC Rosso di Valtellina e un IGT Alpi Retiche. La nostra azienda ha più di quindici Ha di cui quattordici in zona Valtellina Superiore Valgella ed uno in zona Valtellina Superiore Sassella. La viticoltura valtellinese è completamente montana con vigneti che partono da trecento, trecentocinquanta m. s.l.m., che rappresentano tra l’altro il livello del nostro fondovalle, per arrivare a circa novecento m. s.l.m. La nostra produzione asseconda le peculiarità climatiche legate alle diverse quote altimetriche; vigneti bassi per i vini classici,vigneti in fascia intermedia, attorno ai cinquecento m. s.l.m., per le singole vigne, vigneti alti per l’appasssimento delle uve con produzione dello Sforzato di Valtellina e terrazzamenti al limite della viticoltura per la produzione del nostro bianco a base Chardonnay. In Valtellina ogni terrazzamento è diverso ed unico ed ha caratteristiche peculiari legate a profondità e pendenza; da ciò deriva una incredibile complessità qualitativa dei Nebbioli che si producono. In tutta la valle c’è una matrice ben delineata per quello che concerne il suolo: pH acido o sub-acido, assenza o bassissima percentuale di argilla, alta percentuale di sabbia, fino al settanta percento, limo fino al dieci percento e sassi.
La vostra viene sempre definita da alcuni una viticoltura eroica, da altri una viticoltura coraggiosa, tu come la vedi?
Mi piace più parlare di viticoltura estrema. Penso che gli eroi ed i coraggiosi appartengano ad altre dimensioni.
Raccontami i tuoi vini
Nei miei vini cerco sempre eleganza, pulizia e corrispondenza territoriale. Per raggiungere tale obiettivo ritengo che sia fondamentale vivere la vigna e la cantina in persona, capire come l’annata stia plasmando le uve. È importantissimo per prendere decisioni. La mia filosofia è quella di assecondare in tutto e per tutto le caratteristiche qualitative peculiari di quella determinata annata.
Il Nebbiolo Chiavennasca
La Chiavennasca è una varietà fantastica, molto esigente dal punto di vista pedoclimatico e, come tutti i biotipi di Nebbiolo, ha un ciclo annuale molto lungo con germogliamento precoce e maturazione tardiva. Date le forti escursioni termiche e la presenza della Breva, vento proveniente dal lago di Como che accompagna tutta la stagione, la Valtellina soddisfa a pieno le necessità fisiologiche di questa varietà.
L’azienda ha più di 40 anni, cosa è rimasto e cosa è cambiato nel produrre vino in questi anni
Nel corso della propria storia l’azienda ha sviluppato sempre più la propria struttura agricola; l’acquisto e lo sviluppo di vigneti con precise logiche di vocazionalità ha dettato tutte quelle regole che quindi si sono ripercosse direttamente nel lavoro di cantina. Più che cambiare il vino penso che si siano evolute tutte quelle logiche correlate all’analisi del territorio.
Il vino che più ti assomiglia
È molto difficile trovare un vino che mi assomigli….forse il vino a cui affettivamente sono più legato è il Valtellina Superiore Valgella Riserva Carteria; è prodotto nella vigna storica della famiglia Fay.
I nomi dei tuoi vini
I nomi dei miei vini sono tutti legati ad un preciso concetto geografico: Rosso di Valtellina Tei, da Teglio, nostro comune, in dialetto, Valgella Costa Bassa, sono nostre cinque vigne basse, Ca Morei, Carteria, Il Glicine, sono nomi geografici dei vigneti, Ronco del Picchio è un vigneto adiacente ad un bosco con costante presenza di picchi, Sottocastello Chardonnay, vigneto sotto la torre simbolo di Teglio.
Un aneddoto suoi tuoi vini
C’è un aneddoto che mi ha fatto molto piacere conoscere, raccontatomi da un sommelier di Milano secondo cui il bassista dei Metallica, appassionato di vino, ha scomodato l’intero hotel durante la nottata per avere una bottiglia di Valgella Costa Bassa che aveva avuto modo di assaggiare durante la cena.
Una parola del mondo del vino che ti piace
Equilibrio, del produttore e come qualità del vino.
Equilibrio è la parola del mondo del vino che ti rappresenta?
Cerco di essere equilibrato in tutte le scelte che faccio.
Se i tuoi vini fossero delle canzoni?
Dipende dalle annate….ma in generale mi piace immaginare i miei vini in un contesto di musica folk celtica, tipo Enya.
Ed un personaggio di un film?
Parlando di film si potrebbe impostare un parallelismo con William Wallace in Braveheart. Grande determinazione, profondità intellettuale, tenacia, forza fisica ed appartenenza territoriale, come la nostra Chiavennasca.