Stefano Amerighi produce vino a Cortona. La sua passione per il vino nasce grazie al nonno materno, nella sua cantina assiste alle prime vendemmie.

Una passione nata lontano. I primi assaggi consapevoli a 16 anni, poi diversi viaggi per il mondo. Un’esperienza nel Chianti cambia la sua idea sul vino che arriva a diventare fondamentale per la sua vita. Colpito da un assaggio di Syrah di Cortona, fa di questa suggestione, una missione. Il Rodano diventa la sua meta preferita, tanti assaggi, tanti incontri, tante conoscenze.

Torna nei terreni calpestati da piccolo e riconosce un luogo particolare della sua infanzia, il monte Ginezzo e si emoziona, al tramonto, fumando un toscano.

È in questi territori che inizia a produrre vino, in particolare Syrah. I vigneti di Stefano Amerighi hanno luce, ventilazione e donano una grande Syrah. Cortona ha un suolo differente dal Rodano. Mentre nel Rodano la matrice è granitica, con infiltrazioni di origine calcarea e argillosa o ciottolosa, a Cortona i terreni sono argillosi, sabbiosi o argillo calcarei. Mantengono la capacità idrica, e quindi la freschezza della pianta senza stress idrico.

La prima parte del progetto di Stefano Amerighi è quindi su terreno argilloso-calcareo, la seconda parte in un terreno diverso, di montagna, con presenza di galestro con formazioni quarzose, quasi solo pietra.

Stefano Amerighi è da sempre alla ricerca di tante sfumature. Ogni parcella viene vinificata e affinata separatamente, si arriva fino a 30 microvinificazioni differenti. Stefano si mette in ascolto, mette in condizione le singole parcelle di esprimere al meglio quello che possono dare. Un approccio laico. Sceglie cosa valorizzare di più, usando i vini esattamente come il pittore usa il colore.

Ricerca complessità e integrazione di elementi differenti.

L’azienda è biodinamica, con una visione olistica, agricola e sociale, etica e politica. Per Stefano è esattamente come il nostro organismo, complesso, con una visione olistica. La somma dei singoli elementi aspira ad avere un risultato maggiore della semplice addizione.

Tante parcelle, contaminazioni, espressioni in cui cerca l’equilibrio come somma di sfumature. Ne risulta un dinamismo in bocca, nell’assaggio, nell’evoluzione, in bottiglia, nel bicchiere. L’equilibrio è tra diversità.

Stefano parla di dimensione del vino. Sensazione tattile, tridimensionalità, forma, ritmo, aspetto energetico che asseconda e cerco nei suoi vini. Ogni annata si porta dietro quello che è stato il clima.

La Syrah è estremamente affascinante per me, non c’è un’unica Syrah e rispetto ad altri vitigni non ha in tutto il mondo caratteri così marcati. Non si impone sul territorio, si nutre cresce e si sviluppa e prende le caratteristiche del terreno. Ha mobilità, un non ripetersi, l’interazione di dialogo continua con il territorio. È un’unione tra il floreale, che ritengo la parte femminile e lo speziato, struttura persistente e dinamismo. Il calice ha grande personalità. Associo certi vini al mondo femminile senza fare questioni di genere. A volte sono più sanguigni, carnali, sensuali. È un vitigno estremamente intenso”.

Per Stefano fare vino è si, un processo chimico di trasformazione chimica, ma è anche trasformazione alchemica. “L’idea di prendere una materia e trasformarla. Nella trasformazione subentra la personalità di chi attua la trasformazione. Se nella stessa cantina due produttori vinificassero la stessa uva, proveniente dalla stessa parcella, con lo stesso protocollo si otterrebbero due vini completamente diversi. È diverso il temperamento, l’impeto, la sensibilità e il calore del produttoreNei giovani c’è molta vivacità intorno al mondo del vino. Ci deve essere una componente artistica nel vino. Ho fatto una vita monacale per 6 anni, quando ho iniziato a produrre vino. Volevo l’uva migliore e la migliore interpretazione. La natura, la vigna è matrigna, ti assorbe totalmente. Ho avuto un rapporto stretto con il mondo vegetale. Non è stato facile introdurre la biodinamica e far comprendere questo nuovo modello. La funzione di un vino in tavola, è la socialità e di far parlare di tutto tranne che di sé stesso”. 

Stefano Amerighi con Syrah 2018 Stefano Amerighi con me

 

La Syrah 2018 di Stefano Amerighi, senza correzioni e con uve pigiate coi piedi fermenta con lieviti indigeni, senza solforosa e senza controllo della temperatura in tini di cemento ed ha una maturazione di 24 mesi in botte piccola. Rosso rubino, consistente con profumi di frutta rossa, more, prugne, speziato e con note di tabacco, corposo e caldo, elegante.

Apice 2016, Apice viene prodotto solo nelle annate eccezionali. Le uve provengono dal vigneto “de Canonici”. Pigiatura con i piedi a grappolo intero, fermenta spontaneamente in vasche di cemento per l’80% e per il 20% in tonneau con lieviti indigeni e senza aggiunta di solforosa, macerazione sulle bucce. Seguono 30 mesi in bottiglia. Al naso profondo con note di frutti rossi piccoli, mora e lampone, prugna anche in confettura, nota balsamica e erbe aromatiche. Sorso complesso e intenso, buona struttura.

Apice di Stefano Amerighi Syrah di Cortona