La “Wine En Rose” è senza dubbio il trendy-wine dell’estate 2021.
Vino Rosato, Rosè o Pink Wine, chiamatelo come volete e declinatelo a vostro piacimento: con la bolla, fermo o petillant.
Sceglietene uno del sud, del centro o del nord…poco cambia: il fatto è che il vino rosa è stato il vino trend di un’estate fuori dagli schemi, i cui colori hanno ormai preso le tonalità scintillanti delle feste natalizie.
Vino modaiolo e stiloso, da sorseggiare come aperitivo super chic sui Navigli, magari con bag e tacco rigorosamente in nuance abbinata, o da stappare romanticamente per un aperi-cena tête-à-tête vista mare, sotto un languido cielo color salmone al tramonto…. Cosa è che rende il vino rosa così attraente?
Il colore, ovvio!
Ma, aggiungerei io, ad aver fatto di questo vino rosato – novità il must have delle carte vini targate Summer ‘21 è stato anche il suo mood innegabilmente femminino, la beva facile, l’appeal seducente, che – se fosse uno spot pubblicitario sarebbe davvero molto ben riuscito – evoca una donna elegante, affermata, indipendente e volitiva.
Forte e seducente. Ricercata ed ammirabile. Da imitare…
Vino di tendenza, il rosato, che si è reso sì irresistibile ad una società quanto mai orientata all’estetica e all’gusto edonistico, ha indiscutibilmente caratteristiche tecniche ed organolettiche di gran pregio.
Fresco, fruttato, di ottima acidità, è frequentemente dotato di buona spalla e trama di consistenza fitta da non sottovalutare, un calice rosa, che pur nonostante il colore femminile, strizza l’occhio contemporaneamente al sesso forte, all’uomo contemporaneo curioso della novità e pronto alla sperimentazione.
Insomma questo rosato, che sino ad oggi era sempre stato – ingiustamente – snobbato, sottostimato ed anche un po’ annichilito da giudizi taglienti che lo definivano “inutile” e “privo di senso”, non rosso e non bianco, è finalmente stato rivalutato, e ci piace tantissimo.
Eh ci mancherebbe anche fosse il contrario con quanto se ne vende!
Si, le vendite sono schizzate alle stelle: ha estrema versatilità di beva – va bene ad ogni ora ed in ogni situazione -, ha ampia paletta d’abbinamento gastronomico culinario, si accosta sia alla carne che al pesce, lo si può coniugare con buona sorprendente riuscita sia alle tartare che ai crudi di pesce, ai fritti ed alle zuppe, ai soufflé di verdure ed anche ai risotti leggeri, freschi ed estivi, alle paste disimpegnate …ottime sotto l’ombrellone.
Come non metterne una bottiglia nel carrello?
Meritato plauso di tale successo va – non lo si deve tacere, – ad un notevole miglioramento delle tecniche produttive usate dalle cantine che hanno scelto aggiungere una etichetta rosa alle loro linee produttive: a partire da cernite delle uve molto più selettive e rigorose di quanto non sia stato in passato, alla grande cura ed attenzione applicate nei processi estrattivi e fermentativi.
Vietatissimo in EU– eccezion fatta per lo Champagne – miscelare vino rosso e bianco in una pozione alchemica, come si produce il Rosato?
Si ottiene per “Direct Pressing”, “Short Maceration” o “Bleeding”.
I grappoli interi, non pigio-diraspati, vengono caricati nella pressa, schiacciati ed il succo estratto sottoposto a processo di fermentazione senza bucce, come prassi per i vini bianchi;
Si può oppure optare per la vinificazione in rosso, con la macerazione sulle le bucce che deve avere durata breve o brevissima a seconda dell’intensità del colore che si vuol ottenere, e talvolta la permanenza sulle bucce è talmente breve da venire interrotta ancora prima che la fermentazione cominci.
Procedura (di minor pregio) è il “salasso”, tecnica easy and cheap per cui si estrae parte del liquido di un vino che si sta vinificando in rosso e lo si fa terminare la fermentazione senza le bucce, a parte, come se fosse un bianco.
Ma diciamocela tutta: a parte il Chiaretto del Garda DOC o il Salice Salentino DOC, in Italia non potevamo fino a qualche anno fa vantare di una tradizione con radicate radici storiche per questo prodotto enologico. Ed invece, in modo forse inaspettato, soprattutto in quest’ ultimo anno, le vendite delle bottiglie rosa sono cresciute in misura vertiginosa: dal Metodo Classico al Prosecco, dalle limited edition degli stilisti di grido, al Venezia Giulia Rosè, al Sicilia Rosato, agli IGT Toscani giù giù fino agli Etna doc, sono davvero tanti i vini che si sono vestiti in pink.
E allora da questa considerazione nasce la mia idea: se si immaginasse di fare di questo mood rosè dell’enoturismo e pensare a una PINK ROUTE che segua questo FIL ROSE, facendone un volano alla scoperta di territori meno conosciuti, uniti da un tema-colore?
Una valida ed innovativa alternativa – sarebbe questa – ai wine tour famosi in denominazioni conosciutissime, già mete culto per gli amanti del vino…stavolta invece alla ricerca di bottiglie non scontate, spinti dalla curiosità di chi ha voluto osare puntando tutto (o quasi) sul colore.