Villa Crespia: un territorio, una famiglia, un vino.
La famiglia Muratori ha le sue radici in Franciacorta.
I Muratori nascono con la Giemme Filati, come Imprenditori del settore tessile. Con grande lungimiranza acquistano una proprietà di quarantacinque ettari di vigna nelle aree della Franciacorta più vocate con il desiderio ambizioso di produrre vino in quello che può essere definita un’operazione imprenditoriale di differenziazione dell’attività.
Nel 1999 viene inaugurata Villa Crespia, una tenuta vitivinicola che comprende sei paesaggi distribuiti sui principali comuni della Franciacorta. Sei terreni completamente diversi dal punto di vista geologico e climatico. Sei tipi differenti di microsuoli che rappresentano una vera ricchezza e si ritrovano nei sei spumanti. Ogni appezzamento conduce ad un vino.
I vini di Villa Crespia derivano da un’agricoltura biologica e simbiotica, dove le vigne vengono nutrite grazie a diversità microbiologiche, funghi e batteri che contribuiscono a rendere le viti più sane, vigorose e soprattutto molto più resistenti alle malattie.
La cantina è molto ampia ed attrezzata e scende fino a 12 metri di profondità. Al piano terra vengono conferite le uve che scendono poi a 3 metri di profondità per la pressatura, a 6 metri di profondità per la macerazione pellicolare ed infine a 12 metri di profondità per la vinificazione e la fase di affinamento.
Tutti i passaggi vengono effettuati con strumenti all’avanguardia. La lavorazione avviene in totale assenza di solforosa. Il dosaggio zero è la caratteristica di Villa Crespia, che ha creduto in questa tipologia quando ancora era richiesta dai soli esperti. È solo con il dosaggio zero che vengono esaltate le caratteristiche di un territorio.
Ieri sera una piccola soddisfazione mi ha fatto venire voglia di festeggiare. Ho scelto di stappare “Numero Zero”. Uno spuamante Chardonnay 100% che viene coltivato su colline di origine morenica. Viene sottoposto in parte a Malolattica e sosta almeno 30 mesi sui lieviti. Si presenta con un colore Giallo paglierino, cristallino. Un colore con sfumature calde. Bellissimo il suo perlage molto fine e soprattutto molto persistente. Una bollicina che non si stanca di mostrarsi e di correre verso l’alto. Al naso fine, con note di frutta matura che mostrano coerenza con il colore. I sentori di lievito non prendono il sopravvento. Vivace la nota freschissima di limone. In bocca freschezza e acidità.
Un’altra piccola soddisfazione si è aggiunta, quando ho versato il vino nel bicchiere.
Mia figlia non comprende fino in fondo la mia passione per il vino. Di questo liquido apprezza il fatto che derivi da un grappolo, da una pianta. Da grande amante della natura adora i filari ordinati che disegnano il territorio e quel momento magico in cui il fiore si trasforma in frutto.
Qualche settimana fa, con mia grande sorpresa, mi ha chiesto di portarla in vigna. Così siamo partite per la Franciacorta. Abbiamo passeggiato tra i filari e siamo scese in cantina. Mi ha fatto compagnia durante la degustazione. E che soddisfazione quando mi ha detto: questa bottiglia la conosco!